Martedì 11 Novembre 2025 | 14:04

L’atroce fine di Palmina a Fasano e le tante domande rimaste aperte

L’atroce fine di Palmina a Fasano e le tante domande rimaste aperte

 
Mario Gianfrate

Reporter:

Mario Gianfrate

L’atroce fine di Palmina a Fasano e le tante domande rimaste aperte

Morì bruciata l’11 novembre 1981. I tanti misteri: l’ultimo verdetto sarà della Corte di Giustizia Europea

Martedì 11 Novembre 2025, 11:49

La storia di Palmina Martinelli, dopo più di quarant’anni dal suo assassinio, trova, finalmente, una sua prima conclusione; non ancora quella definitiva, però. Perché se il processo riaperto dalla caparbia volontà della sorella, Mina, conferma, per la prima volta, che la quattordicenne di Fasano è stata uccisa, non indica gli assassini. Un delitto, quindi, con una vittima ma senza colpevoli.

Le conclusioni del gip confermano, comunque, la tesi che abbiamo sempre sostenuto nel saggio su Palmina Martinelli, Palmina, una storia sbagliata, non solo nella parte dove, senza ambiguità, si afferma l’omicidio riconoscendo una base probatoria alla perizia medico-legale del prof. Delfino Pesce, ma ancor più laddove il giudice sostiene che la morte di Palmina Martinelli nasce «all’interno della cerchia familiare, una parte della quale ancor oggi reticente e ostile alle indagini».

La ragazza – lo ricordiamo – fu trovata dal fratello tra le fiamme nel bagno della sua abitazione nel pomeriggio dell’11 novembre del 1981, mercoledì.

A nulla sono valse le sue accuse, registrate su nastro, ai suoi assassini. Sul lettino di morte, aveva fatto i nomi dei suoi carnefici. Presunti, ovviamente. I giudici hanno ritenuto la dichiarazione inattendibile, motivandola come un tentativo di vendetta: vendetta per cosa? C’era una lettera nella quale Palmina manifestava la sua volontà di togliersi la vita, una lettera attribuita alla ragazza anche se Sara Cordella, perito calligrafico, coautrice del libro, ne contestava l’attendibilità, ribadendo l’opinione del perito incaricato dal Tribunale.

La lettera – a giudizio dei grafologi – è un addio alla famiglia, non alla vita. Dalla consultazione di tutti gli scritti di Palmina, dei suoi scritti su un quadernetto, una specie di diario, soprattutto, la ragazza si firma con una «p» appuntata. Nella lettera in esame dopo la «p» c’è un’aggiunta: «er sempre». La grafia, infatti, appartiene ad altro soggetto, non è quella di Palmina ed è finalizzata a modificare il senso stesso della lettera.

Suicidio, dunque, nei tre gradi di giudizio? E Palmina ha mentito? Ha mentito in punto di morte? Ecco, in questo modo si uccide per la seconda volta la ragazza, le si imprime il marchio infamante di essere una bugiarda. Una bugiarda mentre la sua vita svanisce, dopo ventidue giorni di agonia.

La recente decisione del Gip restituisce a Palmina, se non la vita, almeno la dignità che le è stata rubata. Essa, tuttavia, non chiarisce i dubbi che abbiamo sempre espresso; anzi, li pone in evidenza evitando di dare risposte: Palmina viene intercettata il giorno 11 novembre, alle ore 16, dal padre e dal cognato, davanti alla chiesa dove deve frequentare una lezione di catechismo perché deve fare la prima Comunione. Viene rimproverata, probabilmente anche schiaffeggiata e ricondotta a casa e siamo già oltre le 16. Il fatto criminoso avviene alle 16.20. Domanda (senza risposta): chi era in casa con Palmina a quell’ora? Chi le ha dato fuoco? Chi ha estrapolato la lettera d’addio che Palmina aveva scritto – una lettera di addio alla famiglia, non alla vita, lo ribadiamo – aggiungendo «er sempre» alla «P», come Palmina era solita firmare i suoi appunti, prima di consegnarla agli investigatori al fine di allontanare da sé i sospetti e accreditare la tesi del suicidio?

Interrogativi che restano, ancora, senza risposta. Di una cosa, quindi, siamo certi: la storia di Palmina non è ancora finita, c’è un’ultima speranza nella Corte di Giustizia europea. In caso contrario, la verità sarà sepolta definitivamente con le ossa dei protagonisti della spietata e bestiale uccisione di Palmina, che, come nel canto poetico di De André, visse solo un giorno, come le rose.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)