«La continuità territoriale è un elemento indispensabile per uno scalo che negli ultimi dieci anni ha visto ridursi drasticamente il numero di voli, nonostante gestisca oltre 3,5 milioni di passeggeri l’anno». Così gli onorevoli di FI Mauro D’Attis e Andrea Caroppo a margine del Question time con il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, sui ritardi nel riconoscimento della continuità territoriale per Brindisi, per la quale nell’ultima legge di Bilancio sono stati stanziati 5 milioni di euro.
Dal Pd brindisino, però, la pensano diversamente. Il dirigente (ed ex assessore al Turismo della giunta Rossi) Oreste Pinto parla di «fake news» e ammonisce: «Chi diffonde dati falsi che sminuiscono i risultati di Brindisi non aiuta la città, ma ne danneggia l’immagine.
Secondo i dati dell’Istituto pugliese di ricerche economiche e sociali, la realtà è opposta a quella descritta: tra il 2014 e il 2024 lo scalo del Salento ha registrato un incremento dei movimenti da 17.257 a 25.212 (+46%) e dei passeggeri da 2.163.742 a 3.385.610 (+56%)».
Nello stesso periodo, l’aeroporto di Bari è passato da 32.268 a 54.298 movimenti (+68%) e da 3.677.160 a 7.273.141 passeggeri (+98%). «È vero - aggiunge Pinto - Bari, in valori assoluti, ha registrato una crescita più marcata, trainata anche dal boom turistico che ha interessato il capoluogo di regione negli ultimi anni.
Ma i dati dal 2000 a oggi dimostrano che, sia per i passeggeri che per i movimenti, il rapporto di due a uno tra i due scali è rimasto pressoché stabile, rispecchiando la diversa dimensione dei rispettivi bacini d’utenza. Altro che riduzione drastica: Brindisi ha seguito un percorso di crescita solido e costante».
I sindaci di Brindisi e Lecce, Pino Marchionna e Adriana Poli Bortone, sono però profondamente insoddisfatti delle politiche portate avanti da Regione e Aeroporti di Puglia e dell’inerzia registrata sulla vicenda della continuità territoriale: «Ci permettiamo di dubitare - affermano i primi cittadini - del dinamismo della Regione e di nutrire il sospetto che si intenda, con quest’inerzia, favorire lo scalo di Bari, non fosse altro per la circostanza che oltre ai 5 milioni di euro stanziati dal Governo nel triennio 2025-2027, la Regione dovrà necessariamente fare la sua parte, dimostrando di avere a cuore le sorti dell’intera regione e non di una sola parte».
Ma che in Regione e in Aeroporti di Puglia si guardi con perplessità alla continuità territoriale, era chiaro già nel novembre 2024, quando il presidente di AdP, Antonio Vasile, dichiarò alla Gazzetta che «per l’Aeroporto del Salento, obiettivamente, le condizioni di scarsa connettività e perifericità non sembrano verificate, considerando l’attuale network e quello potenziale con lo sviluppo del traffico, con connessioni nazionali e internazionali».
Senza contare che la continuità territoriale «si è dimostrata uno strumento molto complicato e oneroso, valido solo nei casi di effettiva insularità dei territori e non determinante per le riduzioni tariffarie». Frasi che scatenarono le proteste di D’Attis e Caroppo. Un anno dopo, la situazione non sembra essere cambiata.



 
						 
									 
																	 
																	 
																	 
																	 
																	 
																	 
																	 
																	 
																	













