Sabato 06 Settembre 2025 | 10:09

Adelio Bocci, il bimbo portato in Kazakistan di cui non si sa più nulla. Il padre di Brindisi: intervenga il Governo

 
Gianpaolo Balsamo

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Gianpaolo Balsamo

Adelio Bocci, intervenga il Governo

Di Adelio, ora 11enne, non si hanno più notizie da quando, dall’ottobre del 2015, la mamma originaria del Kazakistan lo tratteneva con sé nella città di Taraz nella propria famiglia d’origine.

Domenica 18 Maggio 2025, 11:14

La storia del piccolo Adelio Bocci sa dell’incredibile. È l’ennesimo caso di un minore che non riesce a rivedere suo padre Giovanni residente a Brindisi. Di lui (ora ha 11 anni) non si hanno più notizie da quando, dall’ottobre del 2015, la mamma originaria del Kazakistan lo sottraeva quando aveva appena 2 anni conducendolo e trattenendolo con sé nella città di Taraz in Kazakistan presso l’abitazione della propria famiglia d’origine. Tra l’altro il regolare passaporto italiano del bambino è rimasto a Brindisi e, stranamente, il minore avrebbe varcato i confini italiani senza che nessuno se ne accorgesse.

La sottrazione del bambino avveniva contro la volontà dell’ex marito (Giovanni Paolo Bocci), padre del piccolo Adelio e genitore esercente la responsabilità genitoriale: per questo motivo la signora Aigul Abraliyeva è stata riconosciuta colpevole del reato di «sottrazione e trattenimento di minore all'estero», condannata prima a due anni e poi (con differente sentenza) ad un altro anno di reclusione con sospensione della responsabilità genitoriale.

Ma, nonostante le sentenze siano passate in giudicato, le stesse mai sono state applicate e del piccolo Adelio, quello che è peggio, non si hanno più notizie. Si teme per la sua incolumità.

Il padre Giovanni, pertanto, non può stare con suo figlio e non può esercitare la responsabilità genitoriale. «Ho perso gli anni più belli della vita di Adelio. Mio figlio ha diritto di avere un padre», continua a ripetere Giovanni Bonci che, qualche settimana fa, attraverso uno dei suoi legali (l’avv. Pierluigi Vicidomini), ha depositato presso la Procura della Repubblica di Roma un esposto affinché si intervenga nei confronti dei Ministeri degli Affari esteri e della Giustizia per verificare se effettivamente, da parte loro, sia stato fatto il possibile a tutela del piccolo Adelio, un cittadino italiano che merita tutte le garanzie del caso.

Nei giorni scorsi, nel corso di una conferenza stampa svoltasi a Brindisi, gli avvocati della famiglia, assieme alla presidente dell'associazione Penelope, Annalisa Loconsole, e alla zia del piccolo, Elsa Bocci, hanno annunciato la denuncia presentata a carico dei Ministeri per sottrazione di minore, omesso ricongiungimento col padre, omessa incarcerazione della madre di Adelio e rifiuto di atti di ufficio.

«È una vicenda incredibile che tocca un bambino italiano che meritava una tutela e una protezione sicuramente diversa da parte anche della Repubblica italiana», ha commentato l’avv. Pierluigi Vicidomini, evidenziando che «le Istituzioni hanno fallito in questa vicenda». Inoltre «non ha trovato applicazione la convenzione dell'Aja sulla sottrazione internazionale di minori che è rimasta sostanzialmente lettera morta», ha continuato Vicidomini spiegando che «non è neppure applicata una sentenza della Corte kazaka che disciplina il rapporto anche tra il minore e il padre, un rapporto che in realtà non è garantito perché non sono osservate dalla famiglia kazaka e dalla madre».

Sono caduti nel vuoto anche tutti i precedenti appelli (anche a Mattarella e alla presidente Meloni), istanze e lettere inviate alle autorità pubbliche.

L’ultima volta che papà Giovanni ha visto suo figlio tramite videomessaggio è stato lo scorso mese di dicembre: da allora del piccolo non si hanno più notizie.

«Anche come associazione Penelope - aggiunge la presidente Annalisa Loconsole - vogliamo capire dove vive Adelio e con chi soprattutto, dopo che dal Ministero degli Esteri è giunta la comunicazione che la mamma è irreperibile. Potrebbe trovarsi in una comunità o essere stato affidato ai parenti. Il papà ha diritto di sapere. Anche le autorità kazake in questa vicenda hanno le loro responsabilità perché hanno sequestrato un bambino con passaporto italiano in quanto cittadino italiano. Inoltre non impongono alla signora di far vedere il bambino ledendo tutti i diritti umani dei minori».

Lo stesso Giovanni Bocci, a tal riguardo, tempo fa iniziò uno sciopero della fame per protestare contro le istituzioni che non intervengono, ignorando la convenzione dell' Aja, sottoscritta dallo Stato italiano e dal Kazakistan, anche sul diritto di visita. Anche i familiari di Adelio, tutti residenti a Brindisi, sono affiancati in questa vicenda dall’associazione Penelope che ha inviato una lettera al ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sollecitando un intervento del governo italiano.

Una vicenda assurda e allo stesso tempo misteriosa che si gioca sulla pelle di un bambino che ha il diritto di essere libero. «Faccio l'ennesimo appello affinché lo Stato italiano si metta una mano sulla coscienza e renda Adelio libero» ha concluso Elsa Bocci, zia del bambino.

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