Giovedì 04 Dicembre 2025 | 12:11

Canapa industriale: il processo penale in corso a Brindisi arriva alla Consulta

Canapa industriale: il processo penale in corso a Brindisi arriva alla Consulta

 
Fabiana Agnello

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Fabiana Agnello

Canapa industriale: il processo penale in corso a Brindisi arriva alla Consulta

Il caso nasce da un controllo doganale del dicembre 2024: due camion provenienti dalla Grecia trasportavano canapa destinata a imprese italiane. Un errore ha portato all’iscrizione di due persone nel registro degli indagati per violazione delle leggi sugli stupefacenti

Giovedì 04 Dicembre 2025, 11:18

Il «Decreto Sicurezza» finisce davanti alla Corte Costituzionale. Con un’ordinanza depositata il 2 dicembre, la gip di Brindisi Barbara Nestore ha sospeso un procedimento penale e rimesso alla Consulta l’articolo 18 del provvedimento, quello che vieta la produzione e la commercializzazione delle infiorescenze di canapa industriale. Una decisione che scuote il settore e che, per la prima volta, mette in discussione la legittimità di un divieto contestato da anni da imprenditori e associazioni.

Il caso nasce da un controllo doganale del dicembre 2024: due camion provenienti dalla Grecia trasportavano canapa destinata a imprese italiane. Un errore nelle etichette e una discrepanza documentale hanno portato all’iscrizione di due persone nel registro degli indagati per violazione delle leggi sugli stupefacenti. La procura aveva ordinato la distruzione della merce, ma la difesa, guidata dall’avvocato Lorenzo Simonetti, ha chiesto la sospensione e la rimessione alla Consulta.

La giudice ha riconosciuto tre profili di incostituzionalità. Sul piano formale, il decreto legge 48 sarebbe privo dei requisiti di necessità e urgenza previsti dall’articolo 77 della Costituzione e inserito in un provvedimento omnibus. Sul piano sostanziale, manca una dimostrazione scientifica di effetti psicotropi della canapa industriale: vietarne la coltivazione senza evidenze confligge con il principio di offensività. Sul piano europeo, il divieto penale ostacolerebbe la libera circolazione delle merci, violando proporzionalità e mutuo riconoscimento.

La rimessione alla Consulta ha acceso l’entusiasmo delle associazioni di filiera, che parlano di «vittoria di metodo e di merito» e chiedono regole chiare, fondate su evidenze scientifiche. Le richieste sono precise: una moratoria su sequestri e confische automatiche finché pende il giudizio, un tavolo tecnico interministeriale con la comunità scientifica e linee guida uniche per forze dell’ordine e procure.

Il quadro nazionale mostra già segnali convergenti. A Sassari, il Tribunale ha annullato sequestri e disposto la restituzione di migliaia di piante e centinaia di chili di infiorescenze, riconoscendo l’assenza di reato per la coltivazione industriale. In altre città, i giudici del Riesame hanno ordinato la riconsegna di prodotti sequestrati, sottolineando la mancanza di «effetto drogante». Questi episodi hanno rafforzato la convinzione della filiera che la repressione sia stata guidata più da presunzioni ideologiche che da dati scientifici, e che la giurisprudenza stia progressivamente smontando l’impianto del decreto.

La rimessione alla Corte rappresenta un freno al divieto penalmente rilevante, in attesa di un giudizio che potrebbe incidere sull’intera filiera. Ora l’attenzione si concentra sulla Consulta: dalla sua decisione dipenderanno certezza del diritto, investimenti e stabilità regolatoria di un settore agricolo che rivendica lavoro, innovazione e responsabilità. Per gli imprenditori, la partita non è solo giudiziaria ma anche culturale: si tratta di affermare che la canapa industriale non è una minaccia, bensì una risorsa capace di generare occupazione, ricerca e sviluppo sostenibile.

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