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Piloda Group raddoppia a Brindisi col progetto da 600 posti di lavoro

Piloda Group raddoppia a Brindisi col progetto da 600 posti di lavoro

 
Andrea Pezzuto

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Andrea Pezzuto

Piloda Group raddoppia a Brindisi col progetto da 600 posti di lavoro

L’investimento del cantiere navale correlato al nuovo Piano regolatore

Giovedì 03 Aprile 2025, 12:59

La Piloda Shipyard scopre le carte e presenta il suo nuovo investimento su Brindisi da 140 milioni di euro e da 600 posti di lavoro tra diretti e indiretti. La società opera già in città su un’area situata in via Torpediniera Perseo, in una zona attigua al porticciolo turistico.

«A Brindisi svolgiamo gran parte del core business. Il nuovo progetto presentato al Mimit - afferma Donato Di Palo, ceo di Piloda Shipyard - è già cantierabile grazie al nuovo Piano regolatore portuale».

L’obiettivo dichiarato dalla società è di trasformare il porto di Brindisi in un hub di eccellenza per la riparazione, il refitting e la demolizione di navi fino a 250 metri di lunghezza. Piloda Shipyard punta forte su Brindisi per via della sua posizione geografica strategica, della presenza di infrastrutture come l’aeroporto, per la disponibilità di aree idonee e per la professionalità della manodopera locale.

«Grazie a questo progetto, Brindisi diventerebbe - prosegue Di Palo - un faro nella cantieristica di settore nel Mediterraneo al pari di bacini presenti solo a Malta, in Marocco, Gibilterra, Tunisia e in Spagna». Rispetto ai tempi di realizzazione, «il progetto - aggiunge Di Palo - è immediatamente cantierabile e può essere realizzato in 24 mesi».

La società, come detto, è già presente su Brindisi: «Il cantiere - spiega Di Palo - è stato fondato negli anni ‘60 ed è stato acquisito da Piloda Group nel 2020. Stiamo effettuando continui investimenti in tecnologia e risorse umane. La nostra posizione strategica nel Mediterraneo, le infrastrutture (darsena, bacino galleggiante Don Antonio) e i servizi di refitting, manutenzione, riparazione e conversione ci pongono al centro di una continua crescita. In Italia ci sono

pochissimi bacini adatti allo smantellamento di navi fino a 250 metri, come quello utilizzato a Genova per la Concordia. Brindisi diventerebbe un faro per il settore. Stiamo investendo costantemente in tecnologia e risorse umane per supportare i settori della nautica commerciale e da diporto. L’obiettivo è quello di consolidare e ampliare il nostro ruolo nel settore».

Esulta Ugo Patroni Griffi, il quale ha fortemente voluto che il porto di Brindisi fosse dotato di un nuovo Piano regolatore portuale (approvato definitivamente a fine gennaio): «Sono gli effetti del nuovo Prp! Ma qualcuno dovrebbe tuttavia ricordare quanto è stato difficile arrivare alla approvazione», ha scritto su Facebook l’ex presidente dell’Autorità portuale.

Con particolare riferimento all’area dove la società Piloda vuole ampliare il suo cantiere, va ricordato che la precedente amministrazione comunale, nel dicembre del 2022, ha approvato in consiglio comunale una delibera con la quale ha espresso parere contrario alle previsioni del nuovo Piano regolatore portuale, anche con riferimento a nuovi insediamenti negli spazi attigui il Marina di Brindisi. Delibera impugnata dall’ente portuale con ricorso straordinario al presidente della Repubblica. L’Authority, nel nuovo Prp, prevede per quelle aree l’ampliamento della funzione del diporto nautico attualmente svolto e il potenziamento del distretto dedicato alla cantieristica attraverso la realizzazione di strutture a mare che consentano di estendere le attività anche a navi di dimensioni superiori. Il Comune, però, ritenendo quella un’area di interazione città-porto, osservò che «sono ammessi esclusivamente gli interventi consentiti per legge sul patrimonio edilizio esistente, con esclusione delle nuove costruzioni, e gli interventi di riqualificazione degli spazi esterni coerenti con le tutele del Pptr della Puglia. Sono ammessi installazioni, attrezzature e impianti funzionali allo svolgimento delle attività consentite». A spiegare meglio il concetto fu l’allora sindaco Riccardo Rossi, che in aula dichiarò: «Su quell’area sono previsti anche insediamenti produttivi, ma essendoci lì l’isola di Sant’Andrea e il castello, gli insediamenti produttivi non li vediamo rispondenti agli attuali strumenti urbanistici». Il resto è storia recente. 

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