SAN PIETRO VERNOTICO - «Lucio Annis si è recato a casa di un mio parente, dicendo di riferirmi che facevo ancora in tempo a ritrattare le mie dichiarazioni». E ancora: «Avrebbe incontrato un mio familiare in un bar a San Pietro Vernotico e gli ha intimato di dirmi di non parlare, nel senso di non riferire all’autorità giudiziaria quanto a mia conoscenza sui fatti per i quali siamo stati arrestati, prospettando conseguenze dannose qualora avessi collaborato, dicendogli testualmente: “lo sa, cosa accade”». Il collaboratore di giustizia Cesare Sorio, 37 anni, di San Pietro Vernotico, ha rilevato i due tentativi per fargli fare marcia indietro e abbandonare la scelta collaborativa, avviata a distanza di pochi giorni dall’arresto nell’ambito dell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Lecce sul traffico di droga, sfociata nel blitz della Squadra mobile di Brindisi del 12 dicembre 2023. Quattordici le ordinanze di custodia cautelare eseguite dagli agenti.
I verbali resi dal pentito, l’ultimo in ordine di tempo a essere passato dalla parte dello Stato, sono leggibili senza omissis essendo agli atti dell’inchiesta della Dda salentina per la tentata estorsione, con metodo mafioso, ai danni di un imprenditore del Brindisino, vincitore del bando indetto dalla Provincia per il rifacimento dell’asfalto di alcune strade. Stando all’accusa, ci sarebbe stata la pretesa di 200mila euro, poi ridotti a 50mila euro, più l’assunzione in cantiere di una persona di fiducia, in modo da garantire protezione. L’indagine, nei giorni scorsi, ha portato in carcere Annis, 54 anni, di San Pietro Vernotico, assieme a Tobia Parisi, di 43 anni, e Francesco Sisto, 51 anni, entrambi di Mesagne ma domiciliati a Brindisi. Tutti e tre, secondo quanto sostenuto sia dalla pm della Dda di Lecce, Carmen Ruggiero, che dalla gip Tea Verderosa, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare, non avrebbero tagliato i ponti con la Sacra corona unita ma avrebbero continuato a far parte della cosiddetta frangia dei mesagnesi (così chiamata per distinguerla dal gruppo dei tuturanesi). Il quarto indagato, finito in carcere in questo troncone, Salvatore Esposito, 44 anni, di San Pancrazio Salentino, secondo l’accusa avrebbe agito in veste di tramite fra i tre e l’imprenditore, sfruttando la conoscenza personale con il titolare della ditta, e sarebbe stato contiguo al contesto o comunque avrebbe condiviso le modalità dell’azione.
Sorio, interrogato dai pm della Dda, lo scorso mese di gennaio ha spiegato di conoscere Annis perché nel 2014 gli avrebbe proposto di lavorare con lui «come pusher, acquistando cocaina a 50 euro al grammo». E ha aggiunto di aver avuto dei problemi con Annis nel momento in cui, per gli acquisti della droga, si rivolse ad altri, motivo per il quale sarebbe stato schiaffeggiato. «Annis - si legge nei verbali - era il capo zona di San Pietro Vernotico per conto di Vitale, detto lu neru di Mesagne, a cui era affiliato». Il riferimento, stando alle gerarchia interna al gruppo, è ad Antonio Vitale, detto il marocchino, ritenuto a capo del sodalizio assieme a Massimo Pasimeni, alias piccolo dente, e a Daniele Vicientino, chiamato il professore. «Ho appreso queste cose» su Annis «lavorando per lui, anche se non avevo grande confidenza perché ero ancora alla mia prima esperienza criminale», ha detto il pentito aggiungendo di avere «soggezione di lui» e «timore delle sue azioni perché era persona di spessore».