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Brindisi, «Con la fabbrica di batterie fino a 200 occupati in più»

 
Andrea Pezzuto

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Andrea Pezzuto

Brindisi, «Con la fabbrica di batterie fino a 200 occupati in più»

Il sindaco plaude Versalis ma i sindacati preannunciano lo sciopero

Venerdì 25 Ottobre 2024, 10:58

BRINDISI - Versalis non lascia ma raddoppia. Il petrochimico, per come conosciuto dalla metà degli anni Novanta a oggi, non esisterà più. Ma la chimica, in città, continuerà ad avere un ruolo di rilievo. Chiuderà l’impianto di cracking, che trasforma la virgin nafta in prodotti base della petrolchimica; in futuro verranno importati via nave. Troppo alto il costo per produrli in Europa, meglio acquistarli dall’estero, hanno calcolato i vertici di Eni Versalis. Viene meno anche il progetto di riciclo chimico delle plastiche «Hoop», che era legato all’esistenza dell’impianto di cracking.

Ma Brindisi sarà sede, ed è questa la grande novità, di una fabbrica di batterie per l’accumulo di energia. Un investimento che porterà il saldo occupazionale in positivo. «Dal punto di vista occupazionale - spiega il sindaco Pino Marchionna, soddisfatto per l’evoluzione della vicenda - la fabbrica di batterie garantirà addirittura un miglioramento del livello occupazionale, nella misura di circa 200 unità in più (a pieno regime si prevedono 600 occupati, ndr).

Questa transizione avverrà senza ricorrere alla cassa integrazione e riqualificando i lavoratori diretti. Ma verrà garantita assistenza anche alle imprese dell’indotto». Secondo Marchionna, la scelta di importare le materie prime invece di produrle a costi oramai insostenibili potrebbe «paradossalmente stabilizzare la filiera chimica. L’etilene, che è il manufatto di base che usciva dal cracker, di fatto costa meno importandolo dall’estero che producendolo. Non a caso Versalis - prosegue il sindaco - sta rafforzando le capacità di importazione, chiedendo l’adeguamento dei pontili per l’arrivo di navi che portano l’etilene». Ma questo processo di riconversione e decarbonizzazione non comporterà uno smantellamento immediato del petrolchimico. «Versalis non chiuderà nell’immediato gli impianti di prima lavorazione dell’etilene, che continueranno a restare attivi. Questo processo, infatti, avrà una marginalità di utile per qualche anno ancora».

Rispetto alla grande novità della gigafactory di batterie, il primo cittadino spiega le ragioni della scelta di Brindisi: «Anche le batterie di accumulo rappresentano una produzione chimica. La ricerca sarà fondamentale in questo percorso: occorrerà trovare elementi alternativi al litio, del quale la Cina ha il monopolio. È un progetto di respiro triennale/quinquennale. Il fatto che bisognerà garantire la stabilità della rete elettrica rispetto agli apporti intermittenti dalle fonti rinnovabili ha creato una richiesta di mercato significativa di dispositivi di accumulo di energia, che possono garantire la stabilizzazione della rete. La fabbrica nascerà a Brindisi perché questa è un’area molto ricca di produzione energetica e soddisfa pertanto la necessità di grande disponibilità energetica che richiede questo ciclo produttivo».

Insoddisfatti, invece, i sindacati, presenti ieri a Roma alla presentazione del piano industriale di Versalis. «È previsto uno sciopero nazionale dei lavoratori degli impianti di Versalis. Siamo preoccupati - afferma Antonio Frattini della Filctem Cgil - per la conferma della chiusura dei cracking di Brindisi e Priolo. Si è deciso di rinunciare alla manifattura italiana e di importare i prodotti dall'estero. Tra l’altro, la fabbrica annunciata, non rientrando tra le attività proprie di Versalis, vedrà la partnership di altre aziende. Questo film, purtroppo, l'abbiamo già visto a Marghera, dove è stato chiuso il cracking e quei lavoratori ancora aspettano le alternative. Se si ferma il cracking, si rischia un effetto domino anche sulle altre aziende del comparto».

Marcello De Marco della Femca Cisl ribadisce la preoccupazione «per la poca chiarezza nelle tempistiche di realizzazione dei nuovi investimenti e nelle ricadute su tutto il sistema industriale brindisino. Le segreterie nazionali hanno deciso di fare immediata richiesta di incontro alla presidenza del consiglio per chiamare in causa il governo e condividere un percorso a garanzia dei livelli occupazionali su tutto il territorio nazionale. Nell’attesa, a breve verrà dichiarato uno stato di agitazione che perdurerà fino a che l’articolazione del piano industriale non sarà più chiara». «Eni conferma la volontà - dice Carlo Perrucci della Uiltec - di uscire dalla chimica di base, ritenuta non più profittevole per gli alti costi energetici e delle materie prime. Nonostante le rassicurazioni del management sugli aspetti occupazionali, riteniamo gli investimenti sugli accumulatori di energia e sul riciclo meccanico insufficienti a garantire i livelli occupazionali dei lavoratori diretti e indiretti».

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