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Nuova industria, Brindisi capitale. Eolico offshore: «Asse con Taranto per diventare hub del Mezzogiorno»

Nuova industria, Brindisi capitale. Eolico offshore: «Asse con Taranto per diventare hub del Mezzogiorno»

 
Andrea Pezzuto

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Andrea Pezzuto

Nuova industria, Brindisi capitale. Eolico offshore: «Asse con Taranto per diventare hub del Mezzogiorno»

Mauro D’Attis: «Investitori internazionali puntano sulla nostra città». Il deputato di FI conferma le indiscrezioni sulle opportunità all’orizzonte

Giovedì 16 Maggio 2024, 15:12

«Tutto quello che sta girando in queste ore sui giornali in merito al forte interessamento di importanti investitori internazionali, è vero». Mauro D’Attis, deputato di Forza Italia, conferma le anticipazioni della Gazzetta sulle prospettive che il porto di Brindisi, assieme a quello di Taranto, possa diventare un hub logistico per l’automotive prodotto in Estremo Oriente. L’asse strategico tra lo scalo adriatico e quello ionico, nelle prossime ore verrà riproposto anche attraverso la candidatura congiunta di aree dei due porti per ospitare il business della produzione di floaters per gli impianti eolici off-shore.

Dalle crisi possono nascere grandi opportunità. Se da un lato la transizione energetica ed economica sta aprendo diverse vertenze occupazionali, dall’altro il territorio brindisino sembra catturare - come non accadeva da anni - l’interesse degli investitori.È così?

«Dietro c’è una strategia, della quale iniziamo a raccogliere i frutti. Il comitato ministeriale per la decarbonizzazione e l’attrazione di nuovi investimenti nasce grazie a una mia iniziativa legislativa. Sto seguendo personalmente i lavori e ho coinvolto i ministri Urso, Tajani e Pichetto Fratin, con i quali stiamo lavorando perché Brindisi sia attrattiva. Con un altro mio emendamento è stato possibile candidare assieme i porti di Brindisi e Taranto all’avviso pubblico del governo sull’individuazione di due aree nel Mezzogiorno dove insediare la cantieristica per la produzione di componenti dei parchi eolici off-shore. E posso dire che siamo accreditati a essere riconosciuti come hub in questo settore. Con una mia iniziativa legislativa risalente allo scorso mandato è stato inoltre possibile liberare dal Sin tante aree agricole (circa 3mila ettari, ndr), che potranno tornare a usi produttivi. Penso all’agricoltura, ma anche alla produzione di energia attraverso le biomasse».

A proposito di energia, quali novità ci sono sul futuro di Enel a Brindisi?

«Enel sta collaborando per l’arrivo di nuovi investimenti nel settore della logistica, della metalmeccanica, ma anche delle attività legate al settore agricolo. Pure i container possono essere una opzione».

E poi c’è il mondo dell’automotive che guarda con grande attenzione a Brindisi. Dopo Great Wall Motors, adesso si parla di Dongfeng Motor. Cosa rende appetibile il porto di Brindisi?

«Stiamo lavorando su questo filone di investimenti, stiamo facendo in modo di predisporre tutte le risorse possibili affinché anche l’automotive e il car carrier rappresentino un business che interessi Brindisi. Importante risulta l’asse con Termoli; ci stiamo impegnando per svilupparlo. D’altronde, sono uno dei fautori, assieme al presidente Ugo Patroni Griffi, dell’accordo che ha favorito l’ingresso di Termoli nell’Autorità di sistema portuale del Mar Adriatico Meridionale. A Termoli c’è un’industria dell’automotive molto attiva e Brindisi può essere l’avamposto, la porta d’ingresso della componentistica delle nuove auto. Anche in questo caso, c’è una visione dietro. Tutte queste iniziative possono assicurare un futuro alle maestranze che fuoriescono dal ciclo del carbone e, addirittura, nel tempo potremmo aumentare gli occupati».

Nella sua visione, che ruolo ha il deposito di gnl di Edison?

«Chi tiene a Brindisi dovrebbe favorire ogni investimento, compreso quello di Edison, il cui progetto continua a essere osteggiato senza comprendere che quel deposito rappresenterebbe una infrastruttura che potenzierebbe ulteriormente il porto di Brindisi come hub energetico».

Cosa può significare il G7 per il territorio?

«Queste cose non capitano mai per caso. La scelta è ricaduta su Brindisi perché occupa una posizione strategica a livello internazionale. La cena del G7 nel castello Svevo, così come la donazione del busto di Gandhi da parte del primo ministro indiano, rappresentano l’ulteriore conferma che possiamo instaurare relazioni molto importanti. È una opportunità che va capitalizzata. Anche in questa circostanza, possiamo rivendicare la lungimiranza di aver eliminato l’aumento della tassa aeroportuale previsto dalla precedente amministrazione. Immaginate il disastro che avrebbe rappresentato una polemica con Ryanair, che avrebbe potuto depotenziare i collegamenti su Brindisi durante l’anno del G7. Non solo abbiamo salvato la presenza delle compagnie ma abbiamo anche garantito risorse continue alle casse del Comune attraverso la legge di Bilancio, che garantirà all’ente 20 milioni di euro nei prossimi dieci anni».

Come interpreta la sfida della candidatura della città a Capitale italiana della cultura?

«La candidatura è un pezzo importante di una strategia. Sia chiaro però che Brindisi è una città con una cultura fortemente industriale. A cominciare dal sindaco, tutti sanno come la penso: non c’è spazio per una cultura post-industriale ma si deve lavorare semmai a uno sviluppo neo-industriale, che interpreti la transizione ecologica. Quello che dice l’assessore Bruno, o anche qualche passaggio che ho sentito e letto rispetto agli obiettivi che ci si pone con questa candidatura, non lo condivido affatto. Per me quella candidatura comprende anche la cultura dell’industria, e noi stiamo interpretando bene la fase della decarbonizzazione così come ci viene richiesta».

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