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Ostuni, il compianto reporter Marcello Carrozzo e una mostra con un occhio di ri-guardo per la «sua» Città bianca

 
Redazione Brindisi

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Ostuni, il compianto reporter Marcello Carrozzo e una mostra con un occhio di ri-guardo per la «sua» Città bianca

Improvvisamente scomparso lo scorso 16 marzo scorso, dopo più di un mese di sofferenze nella clinica di Martina Franca

Venerdì 13 Ottobre 2023, 12:08

OSTUNI - «Fotografare Ostuni con gli occhi di ri-guardo», è il titolo della mostra fotografica per ricordare Marcello Carrozzo il «fotoreporter degli ultimi, dai lebbrosi, di chi è ai margini della società, di chi ha perso tutto», così come amava definirsi prematuramente e improvvisamente scomparso lo scorso 16 marzo scorso, dopo più di un mese di sofferenze nella clinica di Martina Franca.

Martedì prossimo, 17 ottobre, quale anteprima del «Festival della cooperazione internazionale» e in collaborazione con la banca di Credito Cooperativo di Ostuni, sarà inaugurata la mostra con tutti gli scatti e immagini che il «Maestro» Bernardo Marcello Carrozzo donò all’Istituto di credito ostunese perché fossero realizzati due calendari.

Presso la sala mostre della Biblioteca comunale, con inizio alle ore 11, alla presenza della moglie Patrizia e del figlio, Valerio; del sindaco, arch. Angelo Pomes; del presidente della BCC, dott. Francesco Zaccaria e dell’amico giornalista, dott. Emilio Guagliani, sarà aperta l’esposizione delle foto.

Aprirà l’iniziativa, l’ideatore e coordinatore del festival: il dr. Franco Colizzi, (organizzatore della mostra e amico di Carrozzo) che ha sottolineato: «Il 17 ottobre sarai ancora con noi, con i tuoi familiari, i tuoi amici giornalisti, i volontari Aifo, i cittadini e l’Amministrazione di Ostuni. Questa è la tua mostra su Ostuni, Marcello».

In mostra tutte le vedute e gli scorci che l’attento occhio del «Maestro» Carrozzo aveva «catturato» con la sua inseparabile macchina fotografica «Laika» per illustrare i 12 mesi e la copertina dei calendari della BCC di Ostuni.

Prematuramente, all’età di 72 anni, nel marzo scorso la «Città bianca» perdeva uno dei più illustri concittadini che aveva reso noto Ostuni in tutto il mondo.

Fotoreporter professionista dalla poliedrica e vulcanica vita che lo aveva visto eccellere in tutte le attività che aveva intrapreso, Carrozzo era partito dal nulla per arrivare, con umiltà, impegno, studi e perseveranza, ai massimi livelli.

In molte parti del mondo, Marcello ha documentato la fragilità della condizione umana privilegiando la «fotografia sociale» pregnata di sofferenza e sentimento.

Dai profughi palestinesi in Siria, al Libano, Giordania, Striscia di Gaza, in Albania, Congo, India, Vietnam, Cina, Argentina, nel deserto del Gobi in Mongolia e in Ucraina, tanti i reportage fotografici realizzati ad iniziare dall’Albania (a Tirana e a Nenshat) per fermare nei suoi scatti, l’attività dei Cappuccini nel «Paese delle Aquile».

Da quei luoghi, Carrozzo ha riportato foto molto coinvolgenti della realtà di quelle missioni ma, come se non bastasse, è subito andato in Medio Oriente entrando, in punta di piedi, nei campi dei palestinesi.

Qui ha corso tanti rischi, venendo anche fermato perché scambiato per una spia. Poi, dopo giornate di silenzio, la telefonata liberatoria che era libero e sulla via del ritorno.

Molte volte in giro nel Congo per trovare la dott. Chiara Castellani con lunghi spostamenti di intere giornate in Jeep e poi agli slum in Kenya. Col dott. Franco Colizzi (per diversi anni presidente nazionale dell’AIFO, l’Associazione Italiana Raoul Follerau), ha girato nei paesi dell’Africa, tra i lebbrosi e i manicomi in India, Vietnam e poi in Cina e in Mongolia.

È diventato fotoreporter professionista con le sue fotografie pubblicate sulla rivista dell’Aifo e poi quelle sul settimanale de «La Repubblica».

Con molte altre foto, ha iniziato ad allestire mostre fotografiche e tra una vernice e un’altra, ha continuato i suoi reportage volando in Sud America, Asia e Africa.

Un giorno Bernardo Marcello Carrozzo, è stato designato «inviato in luoghi di guerra» e sono iniziate le tante telefonate per ottenere i visti per l’Ucraina.

Professionista serio e con una grande passione civile, ha raccontato senza filtri le storie di chi si trova ai margini della società; sempre con un forte senso di rispetto e di osservanza del codice deontologico.

Ha mostrato al mondo quelle realtà che spesso si ignorano, imbarazzano e sono ai margini ma che lui ha trattato con delicatezza e dignità proprie di un uomo di rara sensibilità.

Nella sua vita ha conosciuto migliaia di persone, di ogni rango, sesso e nazionalità per una vita vulcanica dove ha potuto mettere in mostra il suo acume, avvedutezza e mestiere.

Eccelsa mente, Marcello Carrozzo era nato a Ostuni il 30 luglio del 1950 da Mario e Maria Angela (primogenito di sua sorella Ada Novella del 1953), si era sposato nel 1976 con Antonia Randazzo (per tutti è Patrizia) e ha avuto nel 1979, un figlio, Valerio, che ha ereditato l’attività di ottico dal padre che a sua volta lo aveva ereditato dal genitore.

Nel 2006, il libro «E se qualcosa cambia fatecelo sapere» sul suo viaggio tra i campi profughi palestinesi nell’area mediorientale, è stato premiato alla Camera dei Deputati, quale miglior progetto di ricerca sociale (e questo gli ha permesso di raccogliere fondi da devolvere alle missioni italiane in Africa e Medio Oriente).

Si è messo in grande evidenza nell’Ordine dei giornalisti partecipando ai concorsi e anche lì si è aggiudicato 3 premi giornalistici «Michele Campione– Giornalista di Puglia» per i suoi reportage fotografici e poi il «Premio per l’ambiente Gianfranco Merli» per l’anno 2010.

Per Marcello Carrozzo era routine e, per dare un senso alla sua vita, con professione, ironia e senso civico: le mattine e i pomeriggi liberi li dedicava ai ragazzi delle scuole superiori di Ostuni e provincia e sugli elicotteri e navi della Guardia di Finanza per documentare le operazioni delle Fiamme Gialle in Adriatico come nello Jonio e a Lampedusa.

Docente di «Personal Security Management» e «Media & Communication» per operatori in aree ad alta criticità e di conflitto presso l’ISPI (Istituto per gli studi di politica internazionale) a Milano, è stato fino alla fine dei suoi giorni, docente al Master di Giornalismo presso l’Università degli Studi di Bari (sempre tra i corsisti).

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