BRINDISI - Mala «all’antica», quella sgominata all’alba di martedì scorso da un blitz dei carabinieri che hanno arrestato 22 persone: il codice d’onore dell’associazione a delinquere che, secondo inquirenti e investigatori, era capeggiata da Gianluca Lamendola prevede il rispetto assoluto delle donne. Quando uno degli affiliati si macchia di «una delle violenze sessuali indirette peggiori della letteratura di settore», il capo impone al sodale, «prima una detenzione domiciliare obbligata e poi il bando dall’associazione». Un’imposizione – è la considerazione del gip di Lecce Maria Francesca Romano – che «è emblematica della struttura definita da Lamendola, nella quale vige il divieto assoluto di drogarsi, il rispetto verso il capo, l’ubbidienza agli ordini di un manipolo di uomini. Tutto ciò – aggiunge il giudice – comporta anche assistenza reciproca ed assistenza economica e legale durante la detenzione, messa in preventivo come un momento necessario ed anche qualificante dell’appartenenza al clan».
Il fatto avvenuto a San Pancrazio Salentino (Brindisi) è «gravissimo». Si tratta della spietata vendetta posta in essere da uno dei presunti affiliati al clan verso la sua fidanzata. «L’uomo – scrive il gip – aveva fatto in modo che la donna assumesse droga e alcol ed aveva permesso che un terzo uomo abusasse di lei. Ovviamente non era stata sporta alcuna denuncia. Ma Lamendola sapeva. La mattina del 28 agosto, infatti, ordinò al suo uomo di lasciare la casa di abitazione in comune con la fidanzata e di trasferirsi presso la casa di Angelo Cardone (una delle persone arrestate all’alba di martedì scorso dai carabinieri)».
A trasloco a Fasano avvenuto, il sodale raccontò al suo capo «di aver fatto violentare la sua ex, dopo averla fatta ubriacare ed assumere Kamagra, da un transessuale rintracciato tramite una escort. E di essere rimasto a guardare impassibile mentre veniva violentata». Di fronte al tentativo del suo uomo di giustificare quello che aveva fatto, il capo del clan era andato su tutte le furie: «Non parlare! Non parlare! Altrimenti io quando vengo ti prendo e ti sparo in faccia a te, forse non stai capendo credimi».
«Seguivano – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare – una serie di improperi legati alla totale violazione delle regole interne del sodalizio che il sodale aveva calpestato facendo violentare la sua donna». La punizione inflitta dal capo al suo affiliato fu che «egli dovesse restare in casa di Cardone finché Lamendola non fosse stato scarcerato e potesse uscire solo per andare al B&B (struttura ubicata nel Fasanese in cui gli affiliati all’associazione targata Scu era solito ritrovarsi, ndr) con divieto assoluto di recarsi a San Pancrazio anche qualora ci fossero stati problemi familiari».