Torneranno nei prossimi giorni al loro posto, nei tondi che si trovano sopra gli altari del Sacro Cuore e della Beata Vergine del Carmine, le due tele ovali di recente restaurate e presentate al pubblico nel corso di un apposito incontro svoltosi l’altra sera nella Basilica di Santa Maria della Vittoria.
L’operazione di restauro, resa possibile grazie alla generosità di due parrocchiani, i coniugi De Carlo-Carlucci, ha interessato la tela di San Giuseppe con il Bambino e quella della Beata Vergine del Carmine, entrambe seriamente compromesse.
La tela di San Giuseppe – lo si è scoperto grazie a queste operazioni di restauro - reca sul retro una data, 1713, e una firma, quella di Joseph Ciampriaino (o Ciampriairo). Di pittore ignoto, ma di migliore fattura risalente alla fine del 1600, la tela della Beata Vergine del Carmine: «L’opera - come ha evidenziato nel corso della sua relazione la restauratrice, la dott.ssa Francesca Marzano - è composta da una tela più antica, di forma rettangolare, che è stata modificata successivamente aggiungendo lateralmente due pezzi di tela per poter raggiungere la forma e la misura attuale».
L’ipotesi più probabile, alla luce di quanto emerso in sede di restauro delle due tele, è che Joseph Ciampriarino abbia realizzato di mano propria il San Giuseppe mentre, per il dipinto della «Madonna con Bambino» abbia riutilizzato un più antico dipinto già realizzato, modificandolo nelle misure.
L’intervento di restauro – è stato detto – è giunto in tempo per evitare di perdere irrimediabilmente questi due dipinti e, di conseguenza, una pagina di storia legata a questo importante edificio di culto cittadino.
Nel corso dell’evento hanno preso la parola pure l’arch. Francesca Riccio, Soprintendente per le province di Brindisi e Lecce e la dott.ssa Luisa Rosato, che nella Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio salentina ricopre il ruolo di Funzionario restauratore e che, di conseguenza, ha seguito da vicino il lavoro portato avanti dalla restauratrice: «Ogni restauro è importante – ha affermato – perché non è solo una operazione meccanica ma una riflessione, un approfondimento e uno studio delle opere». Come per queste due tele, che potevano sembrare analoghe e contemporanee, e che invece si è scoperto essere diversamente datate.
Ha chiuso la serie di interventi lo storico dell’arte dott. Domenico Ble: «Le due opere – ha detto - rientrano a pieno titolo in quella che è la circolazione dei modelli pittorici napoletani in Terra d’Otranto. L’ignoto pittore di cui conosciamo il nome grazie al ritrovamento della firma avrà sicuramente basato la sua creatività su precedenti opere di altri pittori affermati». Anche Ble, dopo aver parlato della particolarità di questa iconografia, ha voluto ribadire l’importanza dei restauri: «Recuperare delle opere d’arte significa recuperare anni e anni di storia. E questa chiesa, visto il suo legame con la Battaglia di Lepanto, ci parla di Storia».
A fare gli onori di casa l’arciprete parroco don Claudio Macchitella.