BRINDISI - L’«artigiano di comunione» è nella sua nuova diocesi. Ieri pomeriggio, con la solenne concelebrazione alla quale hanno partecipato dieci vescovi ed oltre 150 sacerdoti e con fedeli giunti anche dalle diocesi di Monopoli-Conversano (diocesi di origine) e di Tricarico (dov’è stato vescovo fino a pochi giorni addietro) mons. Giovanni Intini, ha avviato il suo ministero episcopale sulla cattedra di S. Leucio. Nell'arcidiocesi di Brindisi e Ostuni, monsignor Intini succede a mons. Domenico Caliandro che per raggiunti limiti di età, nel settembre dello scorso anno aveva presentato le sue dimissioni a papa Francesco. Ed il pontefice, il 9 dicembre successivo aveva nominato suo successore, appunto mons. Intini.
Se la solenne concelebrazione è stata l’inizio ufficiale del ministero, la giornata di ieri passerà alla storia anche per altri gesti compiuti da mons. Intini: la visita ai detenuti del carcere di Brindisi, il pranzo con gli ospiti alla mensa della Caritas curata dalle parrocchie della città, l’incontro con gli operatori della comunicazione nel salone attiguo alla mensa.
«Priorità assoluta è quella di conoscere il territorio: non son venuto con formule definite o temi da attuare - ha detto il presule -. Devo conoscere le problematiche ecclesiali e sociali e come Chiesa, insieme al Popolo di Dio, faremo il nostro compito per essere all’altezza delle sfide».
E poi: «Chiedo a tutti collaborazione - ha aggiunto -. Sono convinto che nessuno può sentirsi esente e tanto povero spiritualmente o culturalmente da non poter dare niente». E sulla necessità di «creare uno spirito ecclesiale comunitario a vantaggio dei territori», mons. Intini si è intrattenuto sulle questioni di giovani e anziani quali priorità da affrontare. «I giovani hanno attenzione prioritaria non solo per la chiesa ma anche per la società - ha osservato -. Siamo portati a considerare i giovani gli uomini e le donne del futuro. Papa Francesco ha osservato che non sono gli uomini del futuro: sono gli uomini e le donne del presente e vanno subito coinvolti nei processi decisionali, nei processi di cammino ecclesiale: è fondamentale che si sentano protagonisti. Certi atteggiamenti fuori dai limiti dei giovani - ha proseguito - sono il sintomo anche di una richiesta di protagonismo... Di sano protagonismo - ha ripreso - e vanno messi nelle condizioni di diventare protagonisti in maniera creativa: dobbiamo avere un occhio particolare per loro. Dopo il covid, assistiamo a tante situazioni create dai giovani che ci devono preoccupare e far rimboccare le maniche...».
E su questa lunghezza d’onda guardando da chiesa locale e sulla scia di papa Francesco a «bene comune», «dignità della persona umana», «libertà», «crescita per tutti», «rispetto dell’ambiente», mons. Intini ha affermato: «Alle istituzioni semplicemente chiedo di poter unire le nostre forze per collaborare alla crescita e in alcuni casi per la rinascita. Dobbiamo avere una visione di futuro - ha ripreso -. È inutile mettere le toppe, dobbiamo crearci una visione che ci dica che mondo, che futuro vogliamo e per questo camminare insieme».