BRINDISI - Al Cup di via Dalmazia sembra essere tornati all’antico. Lunghe code di utenti (in piedi e in attesa del proprio turno), discussioni e litigi per chi è arrivato prima e, dulcis in fundo, personale ai minimi termini, con conseguente apertura di due, massimo tre (quando va bene...) sportelli sui cinque disponibili.
Ogni giorno sembra un... manicomio e, se da un lato per l’accesso viene richiesta obbligatoriamente la mascherina (peraltro Ffp2) e, dunque, il rispetto delle norme anti-Covid, dall’altro non si rispetta mai la distanza di sicurezza tra i presenti, al contrario tutti in fila, a stretto contatto l’uno con l’altro.
Ma - si domanda l’utenza - che fine ha fatto il numeratore? Già, che fine ha fatto, atteso che dall’avvento del Covid (quindi, da tre anni precisi), non è stato più utilizzato, costringendo la gente a fare la fila in piedi? A quanto pare, a rivendicarne da tempo il ripristino non è solo l’utenza, ma anche lo stesso personale che, alla domanda in merito ai motivi dell’assenza dell’apparecchio che regola le code, non ha saputo dare spiegazione alcuna.
L’interrogativo lo giriamo allora all’Asl, facendoci portavoce del disagio vissuto ogni giorno dalle centinaia di persone che si recano al Cup. E, magari, la stessa azienda potrebbe anche spiegare le ragioni per cui in taluni giorni gli impiegati agli sportelli sono appena due (come è avvenuto martedì scorso), mentre le postazioni teoricamente disponibili sono cinque. Ciò, unitamente all’assenza di un numeratore, eleva all’ennesima potenza il tempo di attesa di ciascun utente, per cui non c’è davvero da meravigliarsi se poi in alcuni momenti del giorno la fila arriva addirittura ad occupare il varco d’ingresso dell’ufficio.