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Fasano: «Pollicino & Strange fruit», imprenditore assolto dall’accusa di truffa

 
Mimmo Mongelli

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Mimmo Mongelli

Fasano: «Pollicino & Strange fruit», imprenditore assolto dall’accusa di truffa

Emessa la sentenza di non luogo a procedere per difetto di querela. L'indagine su narcotraffico e riciclaggio, condotta dalla Dda di Potenza, nella primavera dello scorso anno fece scattare 18 arresti in Basilicata

Venerdì 15 Luglio 2022, 13:20

FASANO (BRIDISI) - Sentenza di non luogo a procedere per difetto di querela. Con questa motivazione il giudice del Tribunale di Potenza, Antonello Amodeo, condividendo l’eccezione sollevata dall’avvocato Umberto Sforza, ha assolto un imprenditore fasanese di 55 anni dall’accusa di truffa.

L’indagine è quella con cui la Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Potenza, nella primavera dello scorso anno, fece scattare 18 arresti in Basilicata. Una grossa operazione, in cui era rimasto «impigliato» anche un noto imprenditore fasanese del settore ortofrutticolo il quale, mentre in Lucania scattava il blitz, sentì bussare alla porta della sua casa di Fasano i finanzieri della Compagnia cittadina. I militari delle Fiamme gialle avevano tra le mani un decreto di perquisizione firmato dal gip del Tribunale di Potenza. Al blitz seguì, nelle settimane successive, la chiusura delle indagini e l’udienza preliminare. L’avvocato Sforza, che è il difensore dell’imprenditore fasanese, ha presentato un’eccezione preliminare che il giudice ha accolto, dichiarado subito dopo il «non luogo a procedere» nei confronti dell’imputato fasanese «essendo l’azione penale improcedibile per difetto di querela».

Con la sentenza del gup Amodeo, dunque, l’imprenditore fasanese è fuori dall’indagine «Pollicino & Strange Fruit». Il primo nome sintetizza il troncone droga, il secondo quello del riciclaggio attraverso un’azienda «lavatrice», capace di fare affari anche con le società che gestiscono le navi da crociera. Centrale il ruolo di un imprenditore dell’ortofrutta che, secondo gli investigatori, acquistava partite soprattutto di fragole e arance da altri fornitori, pagando in contanti e in nero. Le partite venivano poi etichettate e rivendute come produzione propria e, a seguire, immesse nel commercio fino alla grande distribuzione.

Uno dei personaggi che è finito nella rete dei finanzieri è un cosentino di Montalto Uffugo, residente a Tursi (Potenza). Uno che - ha spiegato il pm della Dda Anna Gloria Piccinini - ha seminato droga ovunque nel circondario, come faceva Pollicino con le molliche. Cinque i bazar della droga individuati, tutti in provincia di Matera, mentre i canali di approvvigionamento erano in Puglia, Calabria, Campania ed Albania.

Al centro dell’indagine sul presunto riciclaggio dei proventi del narcotraffico in agricoltura - attività, questa, in cui avrebbero messo il «naso» le potenti ‘ndrine della Piana di Gioia Tauro - c’era un’azienda agricola con sede a Scanzano Jonico (Matera), nata quasi dal nulla nel 2013 e che dal 2019 ha messo il turbo nella produzione di fragole. Fatturati che in pochi anni si sono quadruplicati a fronte di una disponibilità di terreni troppo esigua per giustificare quei volumi di produzione.

Una grossa operazione rispetto alla quale, però, l’imprenditore fasanese inizialmente coinvolto ora è da considerarsi completamente estraneo, a seguito della sentenza con cui il giudice per l’udienza penale lo ha di fatto assolto.

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