BRINDISI - Imprese artigiane resilienti. Resistono e crescono nonostante le difficoltà, dalla pandemia alla guerra e alla burocrazia. Ed hanno una richiesta nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni (dai Comuni alla Provincia ed alla Regione): snellire la burocrazia, accelerare i tempi di risposta, semplificare le procedure, rendere più agevole e facile «fare impresa». Le piccole imprese, soprattutto quelle artigiane, hanno retto l’impatto per la capacità innata dell’imprenditore artigiano di adattare il suo lavoro e riorganizzare la sua azienda rispetto ad ogni cambiamento, che faccia il muratore o il panificatore piuttosto che il fotografo o l’impiantista. È la fotografia al 31 dicembre 2021 relativa alle imprese artigiane brindisine scattata da Confartigianato.
Come è stato possibile superare la fase critica della pandemia?
«Lo Stato e la Regione hanno sostenuto le imprese con finanziamenti mirati ed hanno garantito il mantenimento dei livelli occupazionali grazie alla cassa integrazione, il calo di lavoro è stato compensato dagli aiuti finanziari pubblici», spiegano il presidente Fabrizio Topputo ed il direttore di Confartigianato Brindisi Teodoro Piscopiello.
Nel rapporto natalità-mortalità delle aziende, qual è il saldo?
«Nel 2021 in Puglia si sono iscritte 21.967 imprese a fronte di 14.086 cessazioni generando un saldo positivo di 7.881 imprese e un tasso di crescita annuale del 2,06%. A Brindisi si sono iscritte 2,152 imprese a fronte di 1.294 cessazioni generando un saldo positivo di 858 imprese e un tasso di crescita del 2,28%. Nel 2021 nel comparto artigiano i numeri sono rassicuranti in Puglia sono attive 67.333 imprese artigiane, a Brindisi sono 7.032. Nella nostra provincia sono in crescita seppur di poche decine nell’ultimo triennio».
Qual è l'identikit dell'artigiano oggi nel Brindisino?
«I titolari “invecchiano”, ciò vuol dire che si diventa imprenditori artigiani oltre i 49/50 anni, in molti rimangono iscritti all’albo e in attività perché la sola pensione non consente il raggiungimento di un reddito dignitoso, tra i tanti artigiani ne abbiamo alcuni anche over 70. I titolari “under 30”, cioè i giovani imprenditori artigiani sono una minoranza e tra loro si registra ancora troppo timore a mettersi in proprio, intimoriscono “le tasse”, in questo termine includono i contributi Inps, l’assicurazione Inail, i tributi locali ed una infinità di balzelli che non gli permette di capire a quanto potrebbe ammontare un minimo reddito di impresa sufficiente a mantenere la famiglia. L’artigianato purtroppo è ancora un mestiere per uomini, le donne rappresentano una minoranza che non supera il 20%. Sono pochi gli iscritti di altre nazionalità, un numero maggiore si registrano nelle province di Bari e Lecce, dove comunque prediligono le attività commerciali».
Durante la pandemia le imprese artigiane hanno sofferto tutte nello stesso modo?
«Alcuni settori hanno sofferto più di altri, i più colpiti sono stati gli artigiani che lavorano nel campo dei matrimoni e delle cerimonie in genere, i fotografi, le sartorie, gli acconciatori e le estetiste, le aziende alimentari collegate alla ristorazione, proprio nel periodo in cui la Puglia diventava la regione più attrattiva dal punto di vista turistico la imprevedibile crisi dovuta alla pandemia. Oggi, fortunatamente, i dati ci confermano di essere fuori dal tunnel e che la forte ripresa di questi settori permetterà di recuperare il lavoro ed il reddito perso in questi due anni. Altri settori hanno resistito all’impatto come le produzioni artigiane di alimenti quali il pane, la pasta, le pizza e la focaccia da asporto, anche le pasticcerie, sino alle piccole aziende di produzione artigianale di birra che visto alcune nuove aperture. Il settore delle costruzioni, restauro e rifiniture, ha resistito bene, dalle piccole imprese edili a quelle impiantistiche (elettricisti e termoidraulici), ai serramentisti, grazie al superbonus 110 ed ai crediti riservati agli interventi in favore di impianti azionati da energie rinnovabili e all'efficientamento energetico, il settore ha mantenuto il numero di imprese e dei lavoratori».
Quali sono le richieste rivolte alla politica e alla Pubblica amministrazione vista anche la questione dei rincari assurdi dei costi dell'energia?
«La tempestività di risposta degli uffici comunali può fare la differenza, il rilascio di autorizzazioni ad aprire una qualsiasi attività può variare da Comune a Comune. Un esempio che può rendere bene l’idea riguarda il settore balneare artigiano: nei 6 Comuni costieri, chi intende aprire uno stabilimento balneare da Torchiarolo a Fasano incontrerà ostacoli e tempi di diversa natura, anche rispetto a chi intende farlo nei Comuni di altre province pugliesi. È necessario abbattere gli ostacoli della burocrazia che alzano i Comuni. Lo sportello “impresa in un giorno” per molti casi di fatto non lo è. Vincoli urbanistici e norme ambientali vecchi e superati impediscono il rilascio di autorizzazioni o ne allungano i tempi a dismisura, ma soprattutto scoraggiano chi vuole fare impresa. Il lavoro in smart working dei dipendenti pubblici ha ulteriormente aggravato la situazione. Altra necessità che manifestiamo a chi governa, spesso negli incontri con i parlamentari, un maggiore impegno per ridurre i costi del lavoro, dell’energia, delle tasse, intervenire tempestivamente per frenare l’aumento incontrollato delle materie prime che non permette un automatico aumento dei prezzi al consumatore, sempre più povero o restio ad acquistare localmente ma più pronto ad acquistare dal mercato elettronico. Eppure, nonostante le difficoltà e grazie al supporto delle Confederazioni, le imprese aprono».