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Il viceministro Pichetto Fratìn a Brindisi: «Serve un accordo sulla centrale Enel»

 
Pierluigi Potì

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Pierluigi Potì

Brindisi,  la centrale Enel  anticipa l’abbandono del carbone

Il monito: «Senza intesa il governo può anche decidere di imporsi»

Martedì 22 Marzo 2022, 11:17

17:43

BRINDISI - Decarbonizzazione, transizione ecologica e fonti rinnovabili. La questione energetica continua a tenere banco in un territorio, quello di Brindisi, chiamato in prospettiva a fare scelte importanti, in grado di far viaggiare su strade parallele il futuro modello di sviluppo economico e le potenzialità che il territorio è in grado di esprimere. E proprio la questione energetica è stato uno dei temi caldi affrontati ieri durante la visita del viceministro dello Sviluppo Economico, Gilberto Pichetto Fratin, che ha incontrato il prefetto di Brindisi, Carolina Bellantoni, e una platea rappresentata da parlamentari locali, consiglieri regionali, sindaci dei comuni della provincia, Camera di Commercio, Consorzio Asi, associazioni di categoria e sindacati.

«Brindisi - ha detto il viceministro - ha una storia e potenzialità enormi, non solo dal punto di vista agricolo e produttivo (sotto forma di grandi insediamenti industriali come il petrolchimico), ma anche in relazione alle possibilità di sviluppo sotto il profilo energetico. Per quanto concerne la centrale Enel, occorre in primis trovare un accordo tra i vari attori coinvolti, perchè alla base di tutto ci deve essere l’intesa politica, mentre per la parte tecnica il discorso è meno complesso. È fondamentale, dunque - ha aggiunto Pichetto Fratin - aprire al confronto e trovare una mediazione, sebbene poi alla fine occorra comunque fare delle scelte precise che non possono essere solo ideologiche: ognuno deve lasciare un “pezzo” per trovare un punto di convergenza e questo va fatto territorialmente, non deve essere imposto al governo che deve solo accompagnare le proposte. Del resto, un processo di sviluppo va avanti solo se viaggiano anche le... gambe del territorio».

Il punto di partenza, dunque, è il confronto a livello territoriale: «Non sta a me dire se Enel o Terna debbano cambiare idea (il riferimento è alla rinuncia al turbogas, ndr) - ha affermato ancora il rappresentante del governo - ma è importante partire con un confronto con i grandi “player” che operano nel territorio per trovare percorsi condivisi. Lo scoppio della guerra in Ucraina ha stravolto gli scenari esistenti sino a poco tempo fa, sottolineando a livelli massimi la dipendenza dalla Russia quanto ad approvvigionamento del gas (da lì ne arriva quasi la metà) e, a ben vedere, questo è il frutto di scelte sbagliate fatte in passato in relazione alla politica energetica, troppo poco autosufficiente e fondata essenzialmente sulla possibilità di rivolgersi a qualcun altro. Occorre, dunque, trovare altri sbocchi e anche per l’energia rinnovabile non è facile mettere tutti d’accordo. C’è chi non vuole i terreni occupati dal fotovoltaico, chi mostra scetticismo per l’eolico che disturba lo sky-line e così via: sono tutti nodi che vanno sciolti preventivamente a livello territoriale. È chiaro, poi - ha concluso - che il governo può anche intervenire e imporre delle scelte, ma questo credo sia il metodo meno logico per risolvere la questione».

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