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Brindisi: 9 ore di attesa tra due ospedali per fare un esame

 
Antonio Portolano

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Antonio Portolano

Infiltrazioni di acqua al Perrino di Brindisi

L’odissea di un invalido tra il «Melli» di San Pietro Vernotico e il «Perrino» del capoluogo. Un apparecchio non funzionava

Mercoledì 23 Febbraio 2022, 11:07

Dalle 19 alle 4. Nove ore di attesa tra due ospedali, per capire se quel dolore al petto che accusava potesse essere un principio d'infarto. È l'odissea vissuta dal 66enne Mario Massari, di San Pietro Vernotico, invalido, incapace di deambulare senza assistenza e affetto da una serie di patologie pregresse che gli rendono difficile già il decorso normale della vita, figurarsi poi un calvario defatigante in due ospedali in attesa di scoprire se fosse stato colto da infarto.

Dal Pta (Presidio territoriale di assistenza) di San Pietro - a cui si era rivolto e dove lo screening a cui doveva essere sottoposto non è stato possibile svolgerlo completamente per la mancanza di attrezzatura funzionante - al «Perrino» di Brindisi, dove prima di completare tutti gli accertamenti è rimasto «parcheggiato» per 8 ore al Pronto soccorso su una barella, prima di poter svolgere tutti gli esami necessari ed essere dimesso.

«Mi sono sentito male nel pomeriggio di domenica scorsa», racconta alla Gazzetta del Mezzogiorno. «Ed ho chiesto a mio nipote di accompagnarmi in ospedale dal momento che non sono autosufficiente. Ho il diabete, non vedo e non cammino bene, ho subito vari interventi tra cui uno al cuore. E quando ho sentito un dolore al petto, mi sono preoccupato ed ho chiesto aiuto».

Tutto questo a che ora è accaduto?

«Era il pomeriggio di domenica scorsa. Verso le 19 sono arrivato, accompagnato da mio nipote al “Ninetto Melli”, per gli accertamenti del caso».

E cosa è successo?

«Sono stato accolto con grande gentilezza e professionalità dal medico presente».

E poi?

«Mi ha fatto un elettrocardiogramma e misurato la pressione. E poi avrei dovuto fare l'esame della troponina, ma non è stato possibile».

E perché?

«Pare che l'apparecchiatura fosse sprovvista di un componente per cui sono stato dirottato all'ospedale “Perrino” dove mi hanno portato con un’ambulanza del 118».

A che ora è arrivato all’ospedale Perrino?

«Intorno alle 20».

Ha ricevuto subito assistenza?

«Sono arrivato al Pronto soccorso e sono rimasto per ore su una barella. Accanto a me c'era un anziano ultraottantenne che si lamentava in continuazione nell'attesa di ricevere cure e altra gente. Piangeva. È una cosa brutta vedere un anziano in quelle condizioni soffrire in quel modo. E nonostante, devo dire, le premure del personale sanitario. Il problema è che sono pochi e devono dedicarsi a tante persone. Capisco la difficoltà del loro lavoro, ma un ottantenne non può aspettare tutto quel tempo su una barella in attesa di un esame».

C'era nessuno con lei?

«All'inizio ero da solo. Poi dopo alcune ore di insistenza è stato concesso a mia moglie di starmi accanto, comprendendo le mie evidenti difficoltà».

E i suoi esami quando sono iniziati?

«Sono iniziati dopo tre o quattro ore di attesa».

E quando si sono conclusi?

«Attorno alle quattro del mattino per poi essere dimesso, fortunatamente dopo aver accertato che non c'era un infarto in corso. Ho passato, in due ospedali, dalle 19 di domenica alle 4 del mattino di lunedì».

«C'è un bisogno estremo di sanità», lamenta Maurizio Palma, nipote e accompagnatore, in questa disavventura, dello zio. «Gli ospedali periferici sono dimenticati e al “Perrino” si accentrano tutte le emergenze. Mi chiedo e chiedo perché a San Pietro Vernotico mancano - quando dovrebbero invece esserci essendo Pta - dermatologo, ortopedico, diabetologo. Le sale operatorie ci sono e sono nuove, ma non funzionano e non abbiamo l'assistenza adeguata. La Radiologia a San Pietro funziona, ma manca il personale ausiliario per dare una mano ai tecnici. Al consultorio la dottoressa c'è ma non può fare le ecografie. E la gente è costretta a prenotarsi per altri ospedale sopportando disagi enormi. Liste d'attesa che durano mesi e mesi. E tutto questo per chi riesce. O ha almeno un parente o un familiare che possa aiutarlo o accompagnarlo in altre strutture della provincia».
Ma chi è anziano e solo come fa? «Sa cosa fa? Smette di curarsi. Rinuncia».

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