Brindisi, 30 anni fa lo sbarco degli albanesi: in teatro uno spettacolo in streaming
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28 Gennaio 2021
BRINDISI - «Sull'Europa sta tornando una nuvola nera, ma io confido non sia così», diceva ieri mattina il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, citando una testimone della Shoah ed in riva all’Adriatico, proprio in occasione del «Giorno della Memoria» non una nuvola, ma uno sfondo nero con scritte assurde, inneggianti all’odio razziale ed all’apologia del fascismo, è apparso sul video di quanti, non potendo presenziare alla cerimonia ufficiale indetta nel salone della Provincia, hanno deciso di seguire il tutto in streaming sul canale YouTube. Insomma, mentre scorrevano le immagini delle autorità che intervenivano assieme ai familiari dei quattro cittadini ai quali è stata conferita una medaglia di onore alla memoria, sulla chat in diretta diversi «teppisti del web» (il termine è certamente riduttivo) hanno scritto di tutto e di più infangando memorie, negando tragedie cosmiche davvero accadute, banalizzando su ceneri recuperate dai forni crematori che diventano meno di polvere da trattare come quella che si deposita sui mobili e che ha bisogno di un’azione di pulizia non dissimile da quelle etniche, alle quali i regimi del «secolo breve» hanno orientato le loro attenzioni.
Mentre sul video apparivano le immagini anche d’epoca che davano piena giustificazione al riconoscimento attribuito a quattro internati militari della provincia di Brindisi: Alfiero Della Pasqua, Pietro D’Ambrosio, Giuseppe De Fazio e Rocco Silvestro, in chat si leggeva tutt’altro. E mentre il prefetto Carolina Bellantoni sottolineava che per i quattro brindisini «la firma dell’armistizio del settembre del 1943 significò la cattura e la deportazione nei campi di lavoro nazisti e, quindi, la condivisione di un atroce destino con gli ebrei e le diverse umanità allora perseguitate» in chat c’era chi provava, anche in inglese, ad affermare che «Hitler non ha sbagliato nulla» e si chiedeva: «Quando il IV Reich?».
E qui sono scattati gli «anticorpi democratici» di chi assisteva, giovani o adulti che fossero. Studenti delle scuole superiori si sono indignati, facendo screenshot di quelle frasi assurde e postandole sui social perché girassero, sino a quando non sono giunte anche sul tavolo degli investigatori della Digos; adulti hanno telefonato in redazione per segnalare il caso, per prendere le distanze, perché - diceva una voce femminile anziana dall’altra parte del telefono - «se dicono queste cose, veramente non abbiamo capito nulla, abbiamo dimenticato ciò che abbiamo vissuto».
«E non venissero a dire che si tratta della solita bravata - hanno detto al cronista -. Da come dialogavano si vedeva che non si incontravano per caso». E c’è da chiedersi perché quei commenti proprio a Brindisi? Ma questo è lavoro degli investigatori. Qui basti rimarcare la buona coscienza dei giovanissimi.
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