ORIA - Riapre il castello? Ancora non si sa come e quando, ma i proprietari e l’amministrazione comunale avrebbero raggiunto un accordo per una soluzione che potrebbe accontentare tutti.
Lo rivela Filippo Maria Pontani, filologo classico a Venezia (Ca’ Foscari) che ha un blog e scrive per il Fatto Quotidiano di arte e patrimonio culturale.
«La proprietà prima del lockdown - scrive Pontani - si era mostrata disponibile a un’apertura condizionata al cambio di destinazione d’uso a fini commerciali (ovvero: lo apriamo alle visite guidate – per i privati e per le scuole – per 10 anni se ci date un’autorizzazione sine die a utilizzarlo per i matrimoni e il turismo di lusso), su cui l’amministrazione, che auspica invece una garanzia priva di scadenza, ha comprensibilmente nicchiato».
Il progetto (anticipato dalla Gazzetta), infatti, è saltato.
«Sembra ora - sostiene il filologo - che si stia addivenendo a una garanzia di apertura al pubblico per trent’anni (sempre a fronte del cambio perpetuo di destinazione d’uso), che potrebbe pure rappresentare un compromesso nella misura in cui nella convenzione venisse garantita la piena e costante visitabilità del Castello (dunque non solo le torri, ma tutto il complesso, e non solo per un paio di giorni a settimana), e nella misura in cui le attività commerciali ricettive e ristorative rimanessero secondarie rispetto a una “valorizzazionevirtuosa del bene volta a preservare la memoria della comunità nazionale e del suo territorio e a promuovere lo sviluppo della cultura”. Una valorizzazione che potrebbe peraltro dare l’abbrivo a un rilancio anche turistico di una cittadina altrimenti destinata a un probabile declino, pur in un territorio ad elevato potenziale».
Pontani, poi, lancia un’idea che - per la verità - molti oritani hanno in mente da tempo.
«Come non pensare poi che - conclude -, nella prospettiva di un vero recupero alla collettività e alla coscienza pubblica, il Castello rappresenterebbe il luogo ideale di un Museo della Messapia che riprenda e integri – magari proprio con i 793 reperti della collezione Martini Carissimo, la cui sorte è ad oggi poco chiara – quanto attualmente esposto in un nobile ma angusto palazzo del centro di Oria?».