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Riconversione Enel Brindisi, 50 aziende al governo chiedono tavolo per crisi

 
Redazione online

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Tangenti Enel Brindisi, chiesto processo per sette

Operatori portuali scrivono al governo: "altrimenti è sciopero"

Venerdì 15 Novembre 2019, 18:54

20:24

BRINDISI - L’apertura di un tavolo di crisi per il porto di Brindisi è stato chiesto al governo da 50 aziende portuali e alcune associazioni locali, per affrontare il processo di decarbonizzazione della centrale Enel di Cerano. In caso contrario, annunciano forme di protesta, compreso lo sciopero generale.

«Il processo di decarbonizzazione avviato anche in Italia (che dovrà concretizzarsi entro il 2025) - fanno notare - porterà indubbiamente benefici all’ambiente e la finalità di tale processo, pertanto, è assolutamente condivisibile e nulla dovrà essere fatto per frenarlo». Tuttavia «a Brindisi, come è noto - aggiungono in una nota - il problema si pone in maniera dirompente, visto che per decenni una buona fetta dell’economia industriale e portuale ha ruotato intorno all’esercizio di due centrali termoelettriche alimentate a carbone. Molte aree e banchine del porto commerciale sono state vincolate proprio all’attività di queste due centrali e in particolare, a quella dell’impianto Enel 'Federico II'. Il tutto, come è facilmente riscontrabile, ha limitato lo sviluppo di altre tipologie di traffici».

La centrale, stando alla richiesta formulata da Enel al ministro dello Sviluppo economico, potrebbe essere trasformata a turbogas e alimentata via terra con il gasdotto Snam. «Ai ridimensionamenti della forza-lavoro diretta all’interno della centrale - fanno notare gli operatori - e alla scontata diminuzione dell’indotto andranno ad aggiungersi ripercussioni gravissime per l’intera economia portuale di questo territorio». Il comparto conta oltre 2.000 lavoratori. Da qui la richiesta di un tavolo di crisi con Mise, Ministeri del Lavoro e dei Trasporti, Regione Puglia, Comune e Provincia di Brindisi, Autorità portuale, Enel e multinazionali presenti nell’area. 

«La protesta degli imprenditori portuali brindisini è assolutamente giustificata e trova fondamento in una crisi gravissima che mina la sopravvivenza delle stesse aziende. Nessuno è più autorizzato a rimanere in silenzio e soprattutto a non fare tutto il possibile perché la questione-Brindisi venga posta all’attenzione del Governo nazionale». Lo afferma in una nota il presidente della commissione sanità della Regione Puglia, Pino Romano, ritenendo che «la misura sia ormai colma».
«Per troppo tempo Brindisi - prosegue - ha subito un ruolo predominante della grande industria che, di fatto, ha condizionato lo sviluppo economico dell’intera area, sacrificando alcune vocazioni naturali del territorio per far posto a produzioni ad alto rischio, nell’esclusivo interesse dello Stato (vedi energia, chimica, farmaceutica). Oggi l'esigenza prevalente è quella di salvaguardare l’ambiente e la salute dei cittadini. Da qui partono grandi sconvolgimenti, a cominciare dalla decarbonizzazione che interesserà direttamente il territorio brindisino. Una scelta importante, che certamente va nella giusta direzione. Ma il peso del cambiamento epocale non può e non deve pesare solo sulle spalle degli imprenditori e dei lavoratori brindisini. Per Brindisi, al pari di Taranto, va chiesto immediatamente il diretto coinvolgimento del Governo nazionale, affinché la crisi possa essere affrontata con risorse e strumenti adeguati».

Il parlamentare brindisino Mauro D’Attis (Fi) annuncia che lunedì mattina rivolgerà, assieme alla collega Vincenza Labriola, una interrogazione al presidente del Consiglio dei Ministri sulla «crisi ormai insostenibile che interessa le attività portuali ma, più in generale, il comparto produttivo della città di Brindisi e per sollecitare interventi decisi».
«E' evidente - afferma D’Attis - che non può bastare la promessa di un CIS (Contratto Istituzionale di Sviluppo) per far fronte ad una situazione a dir poco drammatica, così come emerso anche dagli ultimi incontri di consultazione delle parti sociali che abbiamo svolto con il presidente Antonio Tajani. La denuncia degli operatori portuali di oggi è la goccia che fa traboccare il vaso. In realtà, l’interrogazione sarà solo il primo passo perché il gruppo di Forza Italia alla Camera, per volontà diretta della presidente Gelmini, porterà a giorni in Parlamento la questione-Mezzogiorno e, in quel contesto, io e la collega Vincenza Labriola inseriremo lo stato di grave crisi che riguarda le città di Brindisi e Taranto».

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