Mercoledì 17 Settembre 2025 | 13:45

Crollo di via Canosa a Barletta: 66 anni dopo il ricordo della tragedia è sempre vivo

 
Adriano Antonucci

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Adriano Antonucci

Crollo di via Canosa a Barletta: 66 anni dopo il ricordo della tragedia è sempre vivo

La commemorazione delle 58 vittime, «una ferita ancora profonda»

Mercoledì 17 Settembre 2025, 10:52

«È un obbligo morale: siamo qui non soltanto per ricordare le vittime, ma anche per richiamare l’attenzione su come si costruisce e sugli effetti che può avere una cattiva operazione edilizia». Con queste parole il vicesindaco Gennaro Cefola ha aperto la commemorazione delle 58 vittime del crollo di via Canosa, avvenuto il 16 settembre del 1959.

«Eventi come quello accaduto 66 anni fa lasciano ferite profonde e non rimarginabili. Barletta - ha aggiunto il vicesindaco - ne ha conosciuti diversi e per questo l’attenzione deve essere ancora maggiore. La nostra presenza non serve solo a commemorare, ma a ribadire che la memoria è un impegno».

La città, come ogni anno, si è fermata per ricordare la tragedia. Le iniziative, promosse dal Gruppo di lavoro, studio e ricerca permanente fra i Parenti dei Familiari delle vittime, si sono svolte con il patrocinio del Comune. In via dei Pini, autorità e cittadini hanno reso omaggio alla stele commemorativa con riportati i nomi dei 58 morti. La tragedia avvenne alle 6.40 del 16 settembre 1959: un boato squarciò il silenzio di via Canosa, il palazzo di cinque piani, costruito appena un anno prima, si accartocciò su se stesso. I soccorsi furono resi difficili dalla rapidità del crollo, che colse tutti nel sonno.

«Di quei giorni il ricordo è terribile, ha raccontato lo storico Michele Grimaldi. La tragedia avvenne quando tutti nel palazzo ancora dormivano. Solo pochissimi erano già usciti di casa. Dai vari gradi di giudizio è emerso che l’edificio era stato costruito senza fondamenta, sopra la tettoia di una rimessa della Marozzi. Una tragedia che non è arrivata dal caso, ma figlia della mala edilizia».

Il disastro di via Canosa segnò profondamente la città ed assunse rilevanza anche a livello nazionale. «È stata sicuramente la tragedia non causata dalla guerra più grave che abbia colpito Barletta. Cinquantotto i morti, tantissimi bambini. Ma va considerato - ha aggiunto Grimaldi - anche l’altissimo numero di familiari che hanno subito quell’onta: morire in quella maniera per colpe precise e senza sapere come sarebbe andata a finire la parte giudiziaria. Una disgrazia immane che non ha avuto nemmeno la forza di insegnare, visto che episodi simili si sono ripetuti dopo quella tragedia».

Il dolore si tramanda anche nelle testimonianze dei parenti delle vittime. «Da nipote - ha raccontato un familiare - non ho mai conosciuto i miei nonni perché sono morti prima che io e i miei fratelli nascessimo. Mio padre, a quei tempi, lavorava in Venezuela e, non esistendo cellulari e voli rapidi, apprese a distanza della loro morte e li rivide solo tempo dopo. Spero che queste tragedie non accadano mai più».

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