BARLETTA - «Ci sono stati dei segnali di cambiamento ma il salto di qualità tarda ad arrivare. La mafia rimane un nemico principale ed assoluto da sconfiggere. Si sbandiera la parola legalità spesso in senso astratto. Dobbiamo, invece, far comprendere ai ragazzi il rispetto dell’uomo e della dignità umana che manca anche in alcune leggi. Dignità democratica, costituzionale, antifascista: questo è il vero concetto di legalità. I giovani si devono ribellare contro ogni forma di ingiustizia e avere come riferimento il perno fondamentale della disobbedienza civile».
Giovanni Impastato parla di mafia e legalità. Riflessioni, storture. La sua vita è legata all’esistenza del fratello Peppino, ucciso dalla mafia il 9 maggio del 1978 a Cinisi. A Barletta ritorna per un duplice evento. Il 30 ottobre al Curci in programma «I nostri cento passi», rappresentazione dell’Istituto comprensivo Modugno Moro (5 riconoscimenti al premio nazionale Castel di Sangro); il 31 ottobre alla Sala Rossa del Castello l’appuntamento con gli studenti delle medie. Iniziative organizzate dalla Modugno-Moro e dal locale Rotary Club con il patrocinio del Comune. Tra i partner Libera Contro le Mafie e l’Avis.
«Nelle scuole intervengo citando spesso Giovanni Falcone – dice Impastato - Alla domanda se la mafia si può sconfiggere rispondo con le parole del giudice ossia che ogni storia ha un inizio e una fine. Che la mafia ha ucciso i migliori servitori dello Stato che lo stesso Stato non ha voluto e potuto proteggere. Un segnale forte e chiaro. Falcone, Borsellino, Chinnici, Giuliano insieme ad altri hanno tentato di bloccare processi criminali di accumulazione illegale. Ma la mafia non l’abbiamo sconfitta perché non è l’antistato, è nel cuore dello Stato e favorisce il sistema della corruzione».
E ancora: «Se non si cerca di combattere ogni forma di sopraffazione è difficile giungere al concetto di bellezza. Peppino lottava contro il saccheggiamento del territorio, la speculazione edilizia, difendeva il verde. Era comunista e ateo eppure mi sorprende che non solo Don Ciotti o Zanotelli, ma tante parrocchie che possono apparire conservatrici condividono le sue battaglie del creato. Nei giovani dobbiamo inculcare queste idee».
In attesa di incontrare gli alunni barlettani, Impastato evidenzia la forza del linguaggio artistico. «I cento passi di Giordana dopo 48 ore dall’uscita del film hanno fatto conoscere la nostra storia in tutto il mondo. Un fulmine contro i nostri 22 anni di lavoro. Lo abbiamo trasformato in uno strumento culturale con le musiche dei Modena City Rambles, Carmen Consoli. Nulla a che vedere con produzioni come Il capo dei capi, mandata in onda quando Riina era ancora vivo. Iddu, da poco nelle sale, non l’ho ancora visto. Rispetto il lavoro di attori e autori ma dobbiamo creare esempi positivi».