TRANI - «Non sono favorevole, perché poi ti abitui al potere». Va contro corrente il sindaco di Barletta, Mino Cannito, sull’eventuale estensione del terzo mandato anche ai sindaci dei comuni con più di 15mila abitanti, fortemente caldeggiata dal presidente dell’Anci Antonio Decaro.
«L’INSIDIA DEL POTERE» Come già riferito ieri, la norma introdotta dal decreto legge recentemente approvato dal Governo interesserà subito cinque dei dieci comuni della Bat la cui popolazione è compresa fra 5mila e 15mila abitanti. Ne restano fuori Bisceglie, Canosa di Puglia e, ovviamente, i tre capoluoghi Barletta, Andria e Trani.
A sorpresa, però, il primo cittadino della città di Eraclio si dichiara contrario a tale ipotesi «poiché - spiega - il terzo mandato farebbe perdere ad un sindaco il contatto con la realtà, dandogli l’illusione di credersi onnipotente. Ma il potere, se non lo sai dominare - conclude Cannito -, è una brutta bestia».
Probabilmente nelle dichiarazioni di Cannito pesano le vicende amministrative che il primo cittadino di Barletta ha dovuto affrontare anche durante il mandato in corso, che lo ha visto nei mesi scorsi dimissionario salvo poi tornare in sella perché garantito da buona parte della sua maggioranza in un braccio di ferro fin troppo stressante con una parte di essa.
Ma le sue riflessioni appaiono di carattere più prevalentemente generale e per nulla peregrine, se declinate dal punto di vista di chi provi a scorgere i tratti distintivi dell’altra faccia della medaglia che in questo momento riluce. Ben diverso, infatti, il punto di vista dei capi delle giunte di Andria e Trani.
NORMA DISCRIMINATORIA «Non si comprende perché l’intero impianto costituzionale debba piegarsi a logiche differenti da quella del consenso - è la considerazione di partenza di Giovanna Bruno, sindaco di Andria -. Se un sindaco è bravo e lavora bene, saranno gli elettori a decretarlo nelle urne. E questo una o più volte. Il principio democratico non varia in base al numero degli abitanti. Tanto più che, alla luce delle ultime decisioni del governo romano, sarebbero poco più di 700 i Comuni superiori a 15mila abitanti che resterebbero fuori da questo meccanismo».
L’appello di Bruno, pertanto, è «che ci sia almeno un trattamento unitario, un allineamento nelle decisioni che si stanno prendendo. Per nessuna altra carica sono previsti limiti temporali, per i sindaci sì, ma per alcuni soltanto: poco più di 700 sui circa 8mila comuni italiani. Se un sindaco uscente si misura ancora con l’esercizio della democrazia, unica figura apicale direttamente eletta senza il privilegio di essere parte di liste bloccate o sistemi imposti, è giusto che questo esercizio non abbia limiti temporali, come d’altra parte accade un po’ in quasi tutta Europa, da sempre».
TERZO SÌ, MA CON CAUTELA «Sono a favore del terzo mandato dei sindaci, non sono certo di volerlo fare io». Così Amedeo Bottaro, alla guida di Trani dal 2015, con scadenza del secondo mandato nella primavera del 2026 e potenzialmente in grado di restare in sella fino al 2031. Ma lui antepone ai calcoli il polso della situazione: «La mia disponibilità ad un terzo mandato dipenderebbe tutta molto da quello che accadrà anche in questi due anni per i tanti lavori che abbiamo in campo, e quindi da quello che saremo riusciti o non saremo riusciti a fare. Fare il sindaco è la cosa più bella in assoluto, ma se solo percepissi un sentimento di stanchezza dei cittadini nei miei confronti ben mi guarderei dal ricandidarmi».
Tutto ciò premesso, peraltro, Bottaro sfonda la porta già aperta da Decaro, Lodispoto e Bruno: «Mi sembra una barzelletta il fatto che non ci siano più limiti di mandato per alcuno, tranne che per i sindaci di 736 comuni italiani su oltre 8mila. Non trovo una ragione plausibile a tale restrizione, soprattutto perché il sindaco lo eleggono democraticamente i cittadini. E che un sindaco giunga al terzo mandato è tutt’altro che scontato, perché saranno solo i cittadini a decidere se farglielo fare, qualora abbia operato bene».