TRANI - «Il decreto legge per il terzo mandato dei sindaci trova il mio pieno consenso. E non certo perché ne sono parte in causa, ma per questioni pienamente oggettive». Così Bernardo Lodispoto, sindaco di Margherita di Savoia e presidente della Provincia Bat, commenta l’innalzamento del limite da due a tre dei mandati per i sindaci dei comuni da 5mila a 15mila abitanti.
BAT, CINQUE SU DIECI Il fenomeno non riguarda soltanto la città da lui amministrata, ma mezza provincia di Barletta Andria Trani, poiché saranno interessate da questa importante trasformazione legislativa anche Trinitapoli, San Ferdinando di Puglia, Minervino Murge e Spinazzola, citate in ordine decrescente di popolazione in quanto comprese in una forbice fra 13mila e 6mila abitanti. Il terzo mandato consentirebbe ad un sindaco già riletto di proseguire il suo percorso amministrativo alla guida della sua città per un altro quinquennio, portando ad un totale di 15 anni la sua permanenza in carica a capo di un comune.
LE AUTONOMIE LOCALI FINO A IERI La pur recente riforma delle autonomie locali aveva puntato ad una maggiore dinamicità nelle alternanze delle compagne amministrative, evitando che una prolungata permanenza dei sindaci al timone delle città determinasse una quasi totale identificazione delle stesse con i rispettivi primi cittadini, un possibile appiattimento delle dinamiche amministrative e, ancora peggio, la formazione di tutt’altro che auspicabili centri di potere.
LA SPINTA DELL’ANCI Il decreto del Governo va invece in ben altra direzione, nel solco della piena riforma in corso delle autonomie locali ed in ogni caso anche con la benedizione dell’Associazione nazionale dei comuni d’Italia. Infatti per il suo presidente Antonio Decaro, sindaco di Bari, «si elimina un vulnus democratico che abbiamo sempre giudicato gravissimo e, anzi, andrebbe rimosso anche per i comuni al di sopra dei 15.000 abitanti soltanto».
«Soltanto gli elettori - ha aggiunto Decaro - devono avere il diritto di giudicare se i propri sindaci debbano essere confermati o mandati a casa».
FRA NECESSITÀ E MOTIVAZIONI Tornando alla Bat, Lodispoto motiva il suo parere favorevole al «sindaco ter» alla luce dei tempi lunghi che la burocrazia impone al completamento delle cose da fare. «Tutti gli adempimenti necessari per realizzare il programma necessitano di una tempistica notevole - spiega - in ordine ai fondi, alla procedura di gara, ad eventuali impugnative ed espropri. Per questo credo sia un fatto molto positivo garantire ad un sindaco un tempo congruo per chiudere il cerchio del suo percorso attraverso il terzo mandato».
Quanto invece alle possibili, minori motivazioni con cui un sindaco eletto per la terza volta governi la sua città, tenendo conto del fatto che generalmente già il secondo mandato non è mai paragonabile per qualità al primo, quale rischio si profilerebbe con un terzo?
«Io non parlerei di motivazioni, ma di carichi di lavoro - risponde Lodispoto -. Il secondo mandato è più pesante e forse il terzo lo sarebbe ancora di più. Ma quando si programmano tantissimi interventi nella comunità e nel frattempo un sindaco ha lavorato bene, serve dargli ancora tempo - se il cittadino sceglie di farlo con il suo voto -, per completare tutte le opere che ha programmato».
«Poi potrà entrare in scena un nuovo sindaco, magari di una compagine politica diversa, ed a quel punto sarò bravo anche lui a costruirsi un suo percorso. Io, pertanto, al posto di una carenza di motivazioni, da questo decreto vedo giungere proprio un carico di entusiasmo», conclude.