BARLETTA - Treni spesso troppo pieni e senza un posto a sedere, ritardi estenuanti, senza parlare del depotenziamento del bonus trasporti: la vita da pendolare non è mai stata una passeggiata e lo sanno benissimo i tantissimi studenti e lavoratori, che ogni giorno si fanno forza per il consueto «viaggio della speranza», che da quest’anno costa ancora di più. Da gennaio, infatti, i biglietti e gli abbonamenti di Ferrotramviaria si sono adeguati alle nuove basi tariffarie stabilite dalla giunta regionale per i servizi di trasporto pubblico. Biglietto alla mano, gli attivisti di Coalizione civica Barletta e i consiglieri comunali Carmine Doronzo e Michela Diviccaro dimostrano quanto si spende ogni mese.
«Il costo di una tratta, sola andata, Barletta-Bari - spiegano - è di 5,10 euro, a fronte dei precedenti 4,80 euro; per Foggia è di 5,90 euro, rispetto ai precedenti 5,60 euro. Questo vuol dire che, nel 2024, andare e tornare da Bari o Foggia, al giorno, costa 60 centesimi in più rispetto al 2023. Ecco che l’abbonamento mensile Barletta-Bari costa 99 euro, mentre per Foggia 105,3 euro, parliamo del 10% circa in più rispetto al 2023. Gli aumenti ai trasporti pubblici, dipesi da una scelta della giunta retta da una coalizione Pd, M5s, Si e liste di Emiliano ci sembrano assurdi e incomprensibili, specie dinnanzi ai recenti dati Istat che vedono le province pugliesi agli ultimi posti in Italia per ammontare dei salari».
Coalizione civica analizza poi il budget che un giovane universitario deve mettere da parte in un anno solo per il trasporto. «Ipotizziamo che frequenti annualmente, in media, otto mesi di lezioni, spenderà 792 euro all’anno per un abbonamento Barletta-Bari e 842,4 euro Barletta-Foggia. Pensate quando questi costi ricadono in famiglie monoreddito con più figli e studenti a carico». Il gruppo di Coalizione Civica Barletta si fa dunque portavoce di una battaglia per assicurare il diritto al lavoro e allo studio. «Una lotta - concludono all’unisono - a favore di studenti, famiglie e lavoratori sottoposti a ingenti spese per poter proseguire gli studi. Questo non è più tollerabile. Pertanto, la speranza è che la politica regionale si ravveda su quanto stabilito».