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Piano urbanistico generale di Barletta: fu davvero «una vittoria»?

Piano urbanistico generale di Barletta: fu davvero «una vittoria»?

 
Rino Daloiso

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Rino Daloiso

Piano urbanistico generale di Barletta: fu davvero «una vittoria»?

Nel 2018 l'approvazione del documento. Il sindaco Cannito, allora capogruppo del Partito socialista: «Restituita al Consiglio la dignità politica che sembrava perduta»

Mercoledì 08 Novembre 2023, 13:21

BARLETTA - E pensare che con il Documento programmatico preliminare (emendato) al Piano urbanistico generale approvato la sera di quel 23 aprile del 2018 molti dei votanti pensavano nientemeno di aver «restituito al Consiglio comunale la dignità politica che sembrava aver perso nella precedente seduta» a causa della quale «il sindaco aveva protocollato le sue dimissioni».

L’allora capogruppo del Partito socialista, Cosimo Cannito, nel suo intervento pareva interpretare davvero un diffuso «comune sentire» tra i presenti in aula. Sempre Cannito, poi sindaco dal giugno 2018, aggiungeva: «Intorno a questa vicenda si sono sviluppate numerose situazioni di tensioni, di incomprensioni e anche di sospetti politici che nella materia urbanistica sono sempre vivi. Ora credo che questo Consiglio comunale nella sua interezza abbia dimostrato che quei sospetti sono stati rigettati perché la delibera ha trovato corpo nel suo sviluppo e nella sua approvazione, per cui io invito il sindaco Cascella a ritirare le dimissioni e a concludere il mandato». E Cascella, di rimando: «Quella di oggi è una vittoria delle istituzioni. Vorrei dire di più, è un'occasione di riscatto della politica. Di una politica che, però, continua a vivere un suo processo di crisi, non saprei come altro definirlo.

Cos’è rimasto oggi di quella «recuperata dignità politica» e della «vittoria delle istituzioni»? Nulla o poco più.

Quel provvedimento passò (con successiva esecutività immediata), nonostante 13 assenti, 19 voti favorevoli (Bruno, Campese, Cannito, Cascella Pasquale, Cascella Rosa, Antonello Damato Giuliana Damato, Dicataldo, Dipaola, Doronzo, Grimaldi, Maffione, Marzocca, Peschechera, Rizzi Francabandiera, Ruta, Salvemini, Sciusco, Ventura) e un astenuto (Losappio). A difendere quella deliberazione è rimasta la sola Campese. E tutti gli altri? Smemorati dentro e fuori Palazzo di Città o folgorati sulle mille vie di Damasco di una politica che non sa neppure difendere i propri deliberati?. Figuriamoci poi gli interessi dei cittadini.

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