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Trani, armi e spaccio: il pm chiede 17 anni per l'operazione «Knockout»

 
Linda Cappello

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Linda Cappello

Trani, armi e spaccio: il pm chiede 17 anni per l'operazione «Knockout»

La pena maggiore, sette anni, invocata per Luca Soldano:gli viene contestata l’aggravante mafiosa

Mercoledì 01 Novembre 2023, 12:46

TRANI - Tre condanne per armi e droga sono state invocate dal pubblico ministero Daniela Chimienti nell’ambito del processo scaturito dall’operazione della Dda di Bari portata a termine nel 2019 e denominata «Knockout».

La pena più alta, sette anni di carcere, è stata invocata per Luca Soldano, 47 anni di Trani, accusato di detenzione abusiva d’armi con l’aggravante del metodo mafioso; sei anni e sei mesi per Emanuele Sebastiani, 45 anni, anche lui di Trani, accusato di due episodi di spaccio, e quattro anni per Gennaro Romanelli, 68 anni, padre del collaboratore Salvatore.

Tanto per Sebastiani che per Romanelli è stata esclusa la sussistenza dell’aggravante mafiosa.

La sentenza sarà pronunciata dalla sezione collegiale del Tribunale di Trani ( presidente Ivan Barlafante, a latere Sara De Rosa e Mauro Gasparre) il prossimo 15 novembre, dopo che i magistrati scioglieranno la riserva in seguito ad un’eccezione sull’utilizzabilità delle intercettazioni.

Oggetto del processo il ritrovamento di una borsa contenente armi e munizioni - anche da guerra - e stupefacenti come hashish e marijuana. Tutto era nascosto nell’appartamento di Gennaro Romanelli. I fatti risalgono al 13 aprile 2019, e subito dopo l’arresto il figlio Salvatore decise di collaborare.

Nello specifico, in uno zaino occultato dietro un vecchio mobile del soggiorno di Romanelli, erano contenuti: un giubbotto antiproiettile, una mitraglietta Skorpion calibro 7.65 con caricatore bifilare e 20 cartucce, in ottimo stati di conservazione; una revolver marca «Glisenti»; diciannove cartucce parabellum e altre 24 calibro 380.

Nel corso del processo, Salvatore Romanelli ha dichiarato di essersi pentito per i suoi figli, « per dare loro un futuro migliore. Anche per cambiare vita, perchè ne ero stanco».

«Io mi occupavo di spaccio di cocaina e detenevo marijuana, hashish e armi, ero custode - ha spiegato il collaboratore in aula davanti al pm Chimienti - l’ho fatto a titolo di favore, ero custode delle armi e dell’altra droga che fu rinvenuta dai carabinieri. Io facevo capo a Luca Soldano».

Nel processo era imputato anche Giulio Cassanelli, che però ha optato per il rito abbreviato.

Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Claudio Papagno, Rinaldo Alvisi e Antonio Florio

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