ANDRIA - Della bretella sud, erroneamente indicata come tangenziale ovest, si è detto tanto. Ma se servisse al nuovo complesso ospedaliero di Andria? A porre la domanda, e la relativa riflessione è il laboratorio Verde FareAmbiente. Il suo presidente, Benedetto Miscioscia, parte dall’analisi dei vantaggi e degli svantaggi. «Questo nuovo tracciato stradale – ricostruisce Miscioscia - ebbe la sua primogenitura ben 32 anni fa con l’avvio dei lavori, poi sospesi che, inspiegabilmente, non venne inserito nel redigendo Piano regolatore generale del 1992. La questione va affrontata partendo dall’esempio della prima variante dei primi anni ‘80 che liberò Andria dal traffico veicolare extraurbano dall’ex macello a via Corato. Ora, la variante di cui oggi parliamo, al di là dei pregiudizi e dei preconcetti, viene considerata un’opera inutile e impattante per il territorio per il conseguente consumo di territorio e l’espianto di migliaia di alberi di olivo che non porterebbe giovamento alla città».
E poi: «Precisato che per legge gli alberi di ulivo devono essere ricollocati in altre zone anche limitrofe, come avvenuto per l’Andria – Trani, consideriamo miopi e strumentali le semplicistiche valutazioni fin qui lette, stante la situazione pericolosa in cui versa l’attuale tracciato che, peraltro, oltre ad allontanare ulteriormente il traffico veicolare dalla città, consentirebbe di eliminare la pericolosa interferenza con gli attuali insediamenti produttivi e commerciali presenti e futuri compresi tra il km. 48 e il km. 52 (nuovo tracciato a quattro corsie), tenuto conto che l’area interessata dall’attuale tracciato è destinata agli insediamenti agro alimentari che, in un’ottica di un futuro sviluppo, potrebbe rappresentare un ulteriore rischio per la circolazione e la sicurezza stradale del traffico veicolare di percorrenza da e per Canosa sulla direttrice Bari-Foggia».
Sulla possibile interferenza del nuovo tracciato, invece, con l’area d’interesse archeologico, per Miscioscia quell’area storica, la collina di Santa Barbara, ricca di reperti e di storia ma abbandonata alla furia devastatrice di trasformazioni fondiarie che ha cancellato in gran parte le tracce ed il suo tesoro archeologico «per il quale non risulta vi siano stati sino ad oggi particolari interessamenti di associazioni ambientaliste per la sua salvaguardia».
Per FareAmbiente l’infrastruttura stradale ammodernerebbe e migliorerebbe la circolazione in sicurezza e per questo propone un bilanciamento del consumo del territorio «incominciando a ridimensionare il vigente Piano regolatore per sottrarre ad una probabile cementificazione selvaggia decine di ettari di oliveti e vigneti, a partire da quelli situati lungo la direttrice per Castel del Monte, destinati dal vigente Prg all’insediamento di strutture turistico ricettive e non solo. Opporsi alla realizzazione di un’opera infrastrutturale stradale a quattro corsie che migliorerebbe la circolazione stradale non solo sotto il profilo della sicurezza, agevolando un più rapido raggiungimento del nuovo ospedale da parte delle comunità di Canosa, Minervino Murge e Spinazzola ed eliminare l’interferenza del traffico veicolare con le future aree a sviluppo agroalimentare, significa non essere lungimiranti sulle reali esigenze future della comunità andriese. Così facendo, riteniamo che si possa correre il rischio che, al di là di contenziosi giudiziari, oltre al danno per la perdita del finanziamento e, conseguentemente, la mancata realizzazione dell’opera stradale, potremmo ritrovarci a subire la beffa, in caso di soccombenza, di dover affrontare eventuali risarcimenti milionari che ricadrebbero immancabilmente sulla città».