BARLETTA - Quattro persone a processo, cinque indagati “eccellenti” e un sequestro milionario su beni mobili e immobili. E’ questa l’estrema sintesi della vicenda giudiziaria che ruota attorno alla cospicua eredità di Giuseppina De Noia, anziana possidente di Terlizzi deceduta nel settembre 2020.
La Procura di Trani, nella persona del pubblico ministero Isabella Scamarcio, sta cercando di fare chiarezza per comprendere se la signora, nel momento in cui ha compiuto importanti atti di disposizione patrimoniale, fosse realmente capace di intendere e di volere.
L’ultimo atto di questa storia – particolarmente lunga e complessa – risale all’aprile scorso, quando il pm ha firmato un avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di tre medici della Asl e di due notai con studio a Barletta: le accuse contestate sono quelle di circonvenzione d’incapace, con l’aggravante di aver causato un danno patrimoniale di rilevate gravità, e falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici.
I medici, stando alle contestazioni, avrebbero certificato che l’83enne fosse perfettamente lucida e capace di intendere e di volere, mentre in realtà sarebbe stata affetta da un «disturbo neuro – cognitivo maggiore (demenza) ad espressività moderato grave», così come stabilito da una consulenza tecnica d’ufficio espletata per conto della procura dal professor Roberto Catanesi, docente di psicopatologia forense presso l’università di Bari. I notai, per quanto attiene la loro posizione, non avrebbero sufficientemente indagato sulla volontà dell’anziana e sulla sua capacità intellettive.
I presunti promotori di questo disegno criminoso – però – si trovano già a processo davanti al giudice monocratico Sara Pedone: si tratta di un avvocato e di un commercialista, entrambi di Barletta, e due oss che assistevano la De Noia. Sono loro i veri protagonisti di questa storia, iniziata durante la pandemia.
C’ da dire che la signora, nubile e senza figli, molto conosciuta a terlizzi, aveva ereditato un’enorme fortuna dai fratelli. Negli atti si fa riferimento ad un patrimonio «di straordinaria e significativa entità». Nel 2019 la donna conferisce una procura generale ad un avvocato barlettano, incaricato di amministrare tutti i suoi beni. Così vengono costituite due società, di cui una agricola con poteri di amministrazione e rappresentanza in capo alle due oss. Il problema sorge quando un nipote dell’anziana sollecita la nomina di un amministratore di sostegno: ed ecco che la Procura viene coinvolta nella vicenda. In attesa di fare chiarezza, il pm Scamarcio sequestra tutto il patrimonio per fare le opportune verifiche, alla luce di alcune operazioni segnalate dall’amministratore. Dopo la morte dell’anziana, gli eredi legittimi (sei cugini) chiedono e ottengono il dissequestro di beni e conti correnti. Ma ecco il colpo di scena: a distanza di una settimana spunta fuori un testamento olografo, scritto dalla defunta il 5 febbraio 2020, in cui vengono nominati eredi universali l’avvocato barlettano e le due oss. A quel punto, la procura chiede o ottiene nell’aprile 2021 dal gip Ivan Barlafante un nuovo sequestro, tutt’ora in piedi.
Gli imputati sono difesi dagli avvocati Vincenzo Claudio De Michele e Michele Quinto; gli indagati dagli avvocati Annamaria Santobuono, Raffaele Dibello, Antonio Tamborra e Beppe Cioce.