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I dati dell’ultimo censimento: Trani sotto quota 55mila, sempre meno nascite

I dati dell’ultimo censimento: Trani sotto quota 55mila, sempre meno nascite

 
Nico Aurora

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Nico Aurora

culle vuote, pochi neonati

L’amministrazione deve ricalibrare i servizi. E pensare che nel 2009 il consiglio approvò un Pug da 100mila abitanti

Mercoledì 26 Aprile 2023, 13:08

13:11

TRANI - A Trani si nasce sempre meno e, per la prima volta dopo anni, la città ha varcato al contrario la soglia psicologica dei 55.000 abitanti, scendendo al di sotto di essa. Il Documento unico programmatico, approvato preliminarmente all’ultimo bilancio di previsione varato dal consiglio comunale, certifica infatti che, al 31 dicembre 2021, la città aveva 54.838 abitanti, mentre in tutti gli anni precedenti la popolazione era stata almeno superiore ai 55.000.

Nel frattempo, secondo quanto si può rilevare dalle tabelle dell’Istat, nel 2022 vi è una timida risalita a quota 55.035, ma nel corso del 2023 la tendenza è nuovamente in discesa ed attualmente la popolazione tranese è di 54.941 residenti.

Con riferimento al dato cristallizzato del Dup, i numeri parziali che concorrono al totale certificano quanto la denatalità sia un fattore oggettivo e preoccupante. Infatti, nel 2021 preso in considerazione, sono nati 363 bambini ma sono decedute 526 persone, con un saldo negativo di 163. A compensarlo, soltanto parzialmente, il saldo migratorio: in città sono giunte da varie destinazioni 640 persone, mentre gli emigrati sono stati 571.

Si potrà osservare ed obiettare che il fenomeno sia comune un po’ a tutti i centri della Bat e persino al Paese, giacché il Governo valuta misure per incentivare la natalità. Oggi la media prevalente è la nascita di un figlio e mezzo per famiglia, e questo fa sì che oggettivamente si vada verso un abbassamento della popolazione nella penisola. E l’impoverimento del numero dei residenti inevitabilmente rischia di ribaltarsi verso un altrettanto oggettivo depauperamento culturale, poiché diminuiscono alunni e studenti e si abbassa quantità e qualità della forza lavoro.

Allo stato, a Trani si registrano le seguenti fasce d’età: 2878 bambini in età prescolare da 0 a 6 anni; 4.337 che frequentano la scuola dell’obbligo tra i 7 e i 14 anni; 9.059, tra i 15 e i 29 anni, in forza lavoro per una prima occupazione; 27.975 in età adulta fra i 30 e 65 anni; 10.600 oltre i 65 anni.

Nel 2009 il consiglio comunale approvò il nuovo e tuttora vigente Piano urbanistico generale in un clima di trionfalismo, perché finalmente la città si era data nuovi indirizzi chiari e di crescita (il precedente risaliva al 1971), ma evidentemente basati su calcoli sbagliati: la proiezione era di un Pug che avrebbe dovuto servire una città di 100.000 abitanti entro i successivi dieci anni. I numeri spietati di oggi ci dicono che, a distanza di poco meno di quindici anni, quelle previsioni sono state clamorosamente fallite e la popolazione risulta essere poco più che la metà di quella che sarebbe dovuta essere.

Di conseguenza si è costruito tantissimo, in totale controtendenza rispetto ad un corpo residenziale in costante decremento, e siamo al limite di una Trani con più palazzi che persone. Se ne rende perfettamente conto anche il sindaco, Amedeo Bottaro, che valuta l’opportunità di una variante al Pug prima della fine del suo mandato: «Dovrò però confrontarmi con il dirigente dell’Area urbanistica - precisa il primo cittadino -, per evitare il rischio di esporci a contenziosi da parte dei proprietari dei terreni delle zone agricole speciali, diventati suoli edificatori. Se restituire loro i soldi dell’Ici versata per tutti questi anni può servire ad evitare le cause, a fronte dell’oggettiva mancanza di necessità di espandere il territorio comunale che la Regione può riconoscerci, potremmo seriamente pensarci».

Il Dup parla di progressiva diminuzione del flusso di famiglie provenienti da comuni limitrofi, unito però ad un fenomeno di ritorno di alcuni nuclei nei loro territori di origine. Anche la composizione demografica per fasce di età segna un generale innalzamento dell’età media, riducendosi la fascia dell’infanzia e dell’età scolare giovanile a fronte dell’innalzamento di quella più anziana.

A stimolare tale scenario vi sono punti di debolezza oggettivi: imprese di piccole dimensioni e non strutturate; lo sviluppo turistico poco destagionalizzato, ma tuttora concentrato in pochi mesi estivi; le produzioni incapaci di proporsi in mercati globalizzati.

Il calo demografico e l’invecchiamento della popolazione rappresentano una oggettiva minaccia, alla pari dello sviluppo di aree industriali e commerciali in paesi limitrofi, all’esclusione da percorsi turistici sovracomunali, a vincoli finanziari e limitazioni agli investimenti, alla crisi economica ed occupazionale.

E nel frattempo restano congelate le proposte di accorpamento verticale delle scuole. Gli istituti comprensivi sono inevitabilmente il futuro cui si va incontro, ma le resistenze di addetti ai lavori e famiglie sono fortissime in uno scenario di inspiegabile incapacità di sapere guardare oltre il proprio naso. In questo momento, a salvare lo status quo, è la denatalità diffusa ovunque, ma Ministero e Regione Puglia non potranno indugiare ancora per molto nel ridisegnare la geografia degli istituti scolastici città per città.

A Trani gli accorpamenti sarebbero dovuti partire già con il prossimo anno scolastico 2023-2024, con tre istituti comprensivi frutto della verticalizzazione di sei istituti già presenti, oltre uno che sarebbe rimasto autonomo sia come circolo didattico, sia come scuola media: per il momento si è deciso di non decidere, ma non si potrà andare avanti ancora a lungo. Anche perché, nel frattempo, la popolazione continuerà a calare, le liste elettorali perderanno pagine e pagine di elettori e la città, purtroppo, colpi.

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