CANOSA - Sono ormai trascorsi oltre 8 mesi da quando è iniziata la guerra in Ucraina e da oltre 6 mesi, dal 20 aprile, un gruppo di donne ucraine è ospitato nei locali dell’ex Asilo Minerva, ora sede della mensa solidale “Casa Francesco” e di altre attività di volontariato della parrocchia “San Sabino” di Canosa, sotto la guida del parroco mons. Felice Bacco. Gli ambienti dell’ex asilo, con la piccola cappella, ristrutturati grazie al contributo di alcuni volontari, ospita sette di loro: una madre con la figlia, un’altra madre con due figlie e altre due signore.
L’accoglienza a loro riservata è completamente gratuita anche perché «Casa Francesco» non usufruisce di nessun contributo pubblico: opera con il solo volontariato e con quello che volontariamente alcuni privati donano. Un gesto simpatico, qualche giorno fa, lo racconta commosso mons. Bacco: «mi hanno mandato una scatola di cioccolatini e una bottiglia di vodka, come segno di gratitudine». A inviare il dono, anche Tatiana, un’insegnante di scuola elementare, madre di due figlie; il marito è rimasto in Ucraina. Ecco come che lei e le sue connazionali amiche stanno vivendo in questo tragico momento della loro vita.
Signora Tatiana, in fuga dall’Ucraina, come mai ha scelto di venire proprio a Canosa e da quale città proviene?
«Mia madre vive da diversi anni a Canosa e ha ormai la cittadinanza italiana. In passato anche io sono venuta a Canosa per stare insieme a lei per qualche giorno. Noi abitiamo nella città di Zaporizhzia, dove la situazione è molto difficile e pericolosa: “volano” continuamente missili che seminano il terrore tra la popolazione e frequenti sono i bombardamenti indiscriminati».
Ci sono ancora suoi familiari che sono rimasti lì e per i quali è in ansia?
«Io e le mie figlie siamo scappate via, mentre mio marito è rimasto a Zaporizhzia per prestare soccorso alle vittime. Mio fratello, invece, si è arruolato nell’esercito e sta combattendo per difendere i nostri territori dall’invasione russa. In città sono rimasti anche altri parenti e amici».
Lei era insegnante in Ucraina e lì ha lasciato i suoi alunni. Li sente ancora, ha contatti con loro?
«Sono una maestra di scuola elementare e ho lasciato tanti ragazzini ma continuo, sia pure a distanza, da Canosa, a tenere lezione per i miei alunni in fuga con i loro genitori dalla guerra, e che hanno trovato rifugio in altre nazioni ospitali. La lezione quotidiana è anche un modo per mantenere i contatti con i bambini che hanno dovuto lasciare la città, i compagni e fuggire in attesa che la guerra finisca. Io insegno tutte le materie nelle classi dalla prima alla quarta elementare. Non abbiamo tutti la connessione con internet, per cui molte volte le lezioni sono lente e con continue interruzioni».
Come è stata accolta e come si trova a Canosa?
«Io mi trovo bene e ringrazio veramente di cuore coloro che ci ospitano e ci aiutano ad andare avanti. Siamo grati agli italiani perché sono stati molto solidali con il popolo ucraino».
Il volto si fa triste pensando alla sua terra martoriata. L’augurio e la speranza è di poter tornare presto in una Ucraina libera, per riabbracciare la famiglia in una situazione di pace e soprattutto di serenità. Quella serenità e normalità così brutalmente cancellata dall’invasione e dalle bombe russe.