BARI - Il processo all’ex gip Michele Nardi dovrà ricominciare a Potenza, competente a occuparsi dei reati contestati all’ex procuratore Carlo Capristo nel frattempo trasferito a Taranto. Sulla base delle motivazioni che il 1° aprile hanno portato la Corte d’appello di Lecce ad annullare la condanna a 16 anni e 9 mesi inflitta a Nardi, oggi anche gli ex pm Antonio Savasta e Luigi Scimè chiederanno di dichiarare l’incompetenza funzionale e trasferire tutto a Potenza. Riportando il processo contro gli ex giudici di Trani, almeno per la gran parte, al punto in cui era tre anni fa: cioè alla conclusione delle indagini.
Savasta è stato condannato in abbreviato a 10 anni per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari, concussione e falso. Scimè (il cui ruolo è più sfumato) è stato condannato a 4 anni. Entrambi hanno però un ruolo, seppur passivo, nella contestazione penale mossa a gennaio dalla Procura di Potenza, che ha chiesto il rinvio a giudizio di Capristo e Nardi per corruzione in atti giudiziari: in cambio di una «raccomandazione» per la nomina a procuratore di Trani - questa l’ipotesi contestata a Potenza - Capristo (nel frattempo diventato procuratore di Taranto, di qui la competenza «lucana») avrebbe garantito a Nardi «protezione» per sé e per gli ex pm Savasta e Luigi Scimè.
È proprio in ragione di questo fatto sopravvenuto (la richiesta di rinvio a giudizio avanzata da Potenza), che il collegio d’appello di Nardi (presidente Scardia) ha ritenuto che i fatti contestati all’ex gip a Lecce siano sostanzialmente connessi se non sovrapponibili a quelli «lucani». E soprattutto - per quello che riguarda Savasta e Scimè - le motivazioni della sentenza Nardi, richiamando una sentenza delle Sezioni unite del 2004, ritengono che l’esistenza di una incompetenza funzionale (che è qualcosa di più forte della semplice incompetenza per territorio) non solo può essere rilevata anche d’ufficio, ma soprattutto permette «la formulazione della relativa eccezione in qualsiasi stato e grado del procedimento». Scimè (con l’avvocato Mario Malcangi) ha provveduto a farlo negli scorsi giorni. «Noi - dice Massimo Manfreda, difensore di Savasta - ci rimetteremo alle determinazioni dei giudici».
L’inchiesta di Lecce sulla giustizia truccata nel Tribunale di Trani ipotizza che l’ex gip Michele Nardi e gli ex pm Savasta e Scimè (insieme ad altre persone) abbiano accettato soldi e favori per aiutare l’imprenditore Flavio D’Introno a eludere indagini e condanne. Per questa accusa, Nardi ha trascorso 30 mesi in custodia cautelare mentre Savasta è tuttora ai domiciliari da gennaio 2019 (Scimè è libero ma sospeso dalla magistratura). Potenza (nell’ambito dell’inchiesta sull’ex avvocato Piero Amara) ha allargato il tiro, includendo nelle contestazioni anche Capristo e altre persone. Nel frattempo il patteggiamento di D’Introno (due anni e sei mesi) è diventato definitivo: per il momento, dunque, per quei fatti paga soltanto il corruttore.