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Randagismo ad Andria: arriva l'istruttoria dell’Anac, il canile pubblico non c’è

 
Giovanni Longo

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Giovanni Longo

Randagismo ad Andria: arriva l'istruttoria dell’Anac, il canile pubblico che non c’è

La contestazione: «Troppe proroghe e affidamenti diretti sotto soglia del servizio»

Mercoledì 09 Marzo 2022, 06:00

08:34

L’Autorità nazionale anticorruzione ha avviato una istruttoria su presunte anomalie relative all’affidamento e all’esecuzione del servizio di custodia dei cani randagi del Comune di Andria. Nel mirino dell’Anac, a seguito di alcuni esposti, sono finiti il frazionamento in tre distinti servizi (sterilizzazione tramite l’ambulatorio veterinario; canile sanitario; cura dei randagi accalappiati nel territorio comunale). Sostanzialmente l’Anac contesta proroghe e affidamenti diretti sotto soglia in particolare del servizio di sterilizzazione affidato ad ambulatori privati per 12 anni (dal 2007 al 2019).

Quanto al canile sanitario, nella comunicazione di avvio dell’istruttoria inviata a Comune, Asl Bat e Regione, l’Anac evidenzia come Andria non si sia dotata di un canile di sua proprietà, circostanza che ha portato l’ente a doversi rivolgere all’esterno. A sua difesa, il Comune ha allegato, tra l’altro, una relazione nella quale si fa notare come una manifestazione d’interesse indetta dal Comune nel 2021 c’è stata, anche se è andata deserta. Ma per l’Anac, sterilizzazione, canile sanitario e ricovero e mantenimento dei cani accalappiati (al momento 120 i randagi recuperati) sono servizi che si possono prevedere e programmare. Sul punto si contesta la «non corretta impostazione della procedura selettiva in questione» con particolare riferimento alla «non adeguata quantificazione della relativa base d’asta». Peraltro, la legge regionale 2 del 2020 ha previsto che i Comuni debbano dotarsi di un canile municipale. La conseguenza è che il Comune di Andria, in mancanza di una sua struttura, non può fare altro che affidarsi a un canile privato. A soffrirne, contesta sempre l’Anticorruzione, è il regime di concorrenza che si riflette sull’impossibilità di valutare offerte diverse e che incide sui costi.

Considerando complessivamente i tre principali servizi (non solo la sterilizzazione, il caso limite), poi, l’Anac osserva come almeno dal 2015 il Comune abbia proceduto con una «sequela ininterrotta di affidamenti diretti, su base mensile o bimestrale e per importi sempre sotto la soglia dei 40.000 euro». Nel mirino è così finita «l’apprezzabile carenza di programmazione da parte del Comune di Andria» che, se ci fosse stata, «avrebbe potuto garantire una maggiore concorrenzialità attraverso la previsione, per ciascuno dei tre servizi (...) di procedure di gara per lo svolgimento degli stessi in un più ampio lasso di tempo». Di qui anche rilievi sulla «rigida tripartizione» del servizio e sulla «sistematica violazione del principio di rotazione». Infine, dalla documentazione esaminata, sostiene l’Anac, sembra emergere che una dette strutture alle quali il Comune di Andria si è rivolta «sia priva dei requisiti previsti dalla normativa regionale per potere essere considerata un canile».

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