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Bisceglie, cimitero in preda al disordine tra lapidi rotte e abbandonate

 
Luca De Ceglia

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Luca De Ceglia

Bisceglie, cimitero in preda al disordine tra lapidi rotte e abbandonate

Una dura presa di posizione e una denuncia da parte dell’ex sindaco Biagio Lorusso

Lunedì 22 Giugno 2020, 12:30

BISCEGLIE - Lapidi cimiteriali senza difesa, pagine marmoree di memoria secolare cancellate con procedure amministrative affrettate. E resti umani scaricati nell’ossario comune. La maxi operazione di estumulazione nel cimitero fu disposta dalla giunta Spina sul finire di dicembre 2017, per quelle tombe che avevano superato la scadenza della concessione di 99 anni ed erano rimaste senza parenti che avrebbero potuto recuperarne le spoglie per collocarle negli ossarietti. Tutto ciò al fine di poter soddisfare le richieste di loculi. Il cimitero, infatti, va verso la saturazione. Così fu avviata l’operazione di riciclaggio di 338 loculi, la maggior parte dei quali ubicati nel muro perimetrale, cancellando velocemente nomi, date e storie dei cari estinti per far spazio ai nuovi arrivati.

La procedura fu contestata da poche “voci”. Il caso fu segnalato da la “Gazzetta” e da Peppo Ruggieri, attivista della nota associazione “Bisceglie Vecchia Extramoenia poi eletto consigliere comunale. Ed approdò il 30 gennaio 2018 nella Commissione comunale del Centro Storico, presieduta da Gianfranco Todisco. “Le operazioni - informò l’assessore Vincenzo Valente, intervenuto nella riunione dell’organo consultivo - restano sospese come disposto al dirigente dell’Ufficio tecnico comunale, in accoglimento di maggiori istanze di tutela provenienti da forme di cittadinanza attiva e condivise dalla Consulta”.

Si attese il sopralluogo della Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici (parere che forse si sarebbe dovuto acquisire prima che fossero avviati i lavori di estumulazione) al fine di stabilire un idoneo protocollo d’intervento. Nel dibattito in Commissione il notaio dott. Pietro Consiglio (Associazione per la Difesa del Centro Storico) sostenne che “il Comune non avrebbe minimamente dovuto prendere in considerazione un simile provvedimento, che crea un vulnus non trascurabile all’assetto storico del Camposanto, dovuto alla mano di uno dei più importanti architetti dell’800, Luigi Castellucci, oltre che un turbamento nell’immaginario collettivo, consolidatosi intorno a quelle secolari espressioni formali e un oltraggio alla pietas che aveva nel tempo accompagnato quegli omaggi estremi ai defunti”.

“È opinione comune - concluse il dott. Consiglio - che non si sarebbe mai dovuto arrivare a considerare una simile evenienza”. Nessuno fermò lo scempio. A distanza di oltre due anni, la polemica riprende vigore. Su Facebook. l’ex sindaco Biagio Lorusso, infatti, denuncia che “in zona laterale alla chiesa cimiteriale all’ombra dei cipressi giacciono non sepolture ma cataste di lapidi” e sostiene che “non sono lastre in attesa di essere murate in ricordo di un defunto, sono lastre divelte, strappate, staccate da loculi, da nicchie in muro perimetrale (al momento, solo quello a est), giaciture di cittadini, cui forse era rimasto solo il nome da tramandare e qualche iscrizione da leggere. Una strage senza sangue. Una strage certamente autorizzata. Una strage indolore per inesistenti parenti. Una strage certamente necessitata da mancanza di spazi per nuove sepolture”.
Poi aggiunge: “Una strage dovuta forse a pressione popolana per avere nuovi loculi. Tutto a posto. Firme e timbri in ordine. Amministratori e tecnici autorizzati. Mi pare di sentirli dire che non avrebbero potuto fare altrimenti. E i più ad annuire e giustificare l’oltraggiosa strage – conclude Lorusso - c’è sempre un editto di Saint-Cloud che può essere invocato, a me non resta che scrivere il mio dissenso dalla soluzione adottata da tecnici e amministratori (distratti, insensibili, ignoranti? non lo so) e ricordare loro che la storia di una nazione, di una città, di un paese non è scritta solo da asseriti grandi uomini e donne. Ricordare loro che l’immortalità dell’uomo è garantita attraverso il ricordo dei suoi simili, anche se non hanno più parenti. Nell’esprimere dissenso, perdono loro per non aver letto o aver dimenticato gli scritti di Pindemonte, Foscolo, Alfieri”. “Sono costernato e ammetto la mia non conoscenza di tale misfatto.. cercherò nel mio piccolo di impedire che si continui a commettere un’offesa di inaudita vergogna…” dice Gianni Casella”, presidente del Consiglio comunale.

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