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Coronavirus, la testimonianza di una barlettana in Lussemburgo

 
Giuseppe Dimiccoli

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Giuseppe Dimiccoli

Coronavirus, la testimonianza di una barlettana in Lussemburgo

«Alle otto e un quarto l'unico non davanti al pc è il nostro cane Jack»

Martedì 31 Marzo 2020, 12:16

«Anche il Lussemburgo ha adottato misure restrittive e noi tutti siamo attenti a rispettare quanto il governo impone con il cuore spezzato da quello che accade in Italia. Tutta la comunità italiana e pugliese del Lussemburgo è costantemente in contatto con i nostri cari parenti e ci diamo forza a vicenda. Fondamentale che ci sia una condotta di rigore per affrontare questa pandemia del coronavirus. La nostra cultura e il nostro essere europei è un vòlano di speranza». Così Emanuela Corvasce, barlettana da anni residente a Lussemburgo vice presidente del Comites e membro del Comitato esecutivo, raccona alla Gazzetta cosa accade nel Granducato.

Istituiti nel 1985 i Comites sono organismi rappresentativi della collettività italiana eletti direttamente dai connazionali residenti all’estero in ciascuna circoscrizione consolare ove risiedono almeno tremila connazionali iscritti nell’elenco. Chiamati a cooperare con l'Autorità consolare nella tutela dei diritti e degli interessi dei cittadini italiani residenti nella circoscrizione consolare hanno una vera e propria funzione di collante tra gli italiani all’estero.
«Le scuole, i bar, i ristoranti ed in generale tutti gli esercizi commerciali sono chiusi dal 16 marzo. Tutto è diverso. Qui in Lussemburgo a causa della pandemia Covid-19 fino all’altro ieri, vi erano 18 morti e 2000 positivi al coronavirus. Le cifre potrebbero apparire basse, pensando all’Italia, e invece no. Il Lussemburgo conta solo 620.000 abitanti e l’incidenza è altissima. Il Governo ha subito preso le redini in mano, ha dichiarato lo stato di crisi per i prossimi tre mesi ed ha varato misure importanti di sostegno all’economia (circa nove miliardi)», ha proseguito Manuela che vive con suo marito Alberto, i due figli Andrea e Francesco e il cane Jack.

«Anche la nostra vita quotidiana è stata stravolta. Da ormai due settimane cerchiamo di mantenere lo stesso ritmo e la stessa sveglia con la differenza che non si corre più ma in casa. Abbiamo dovuto ripensare la nostra vita e la condivisione dei nostri spazi. Alle otto e un quarto l’unico che non è davanti ad un pc è il cane Jack, che però e super contento di vederci a casa. Telelavoro per me e mio marito, didattica a distanza per i bimbi, abituati fino a pochi giorni fa a passare l’intera giornata fuori di casa fra scuola ed attività sportive - ha proseguito Manuela -. La giornata è scandita da riunioni via video, bimbi che chiedono aiuto per i compiti o che si sostengono a distanza con il pc con gli altri compagni di classe. L’impatto resta comunque forte, la quotidianità interrotta, lo sport all’aria aperta, il contatto con gli amici fermo a oltre 15 giorni fa».

La conclusione: «Si esce solo per recarsi in farmacia o al supermercato. È ammesso fare due passi, ma nelle vicinanze di casa, per poco tempo e solo con i familiari. In generale in giro c’è pochissima gente, ci si tiene a distanza e ci si evita. È triste. Tutto è chiuso e tutto è stato trasformato in ospedale e centro di accoglienza, dalla sala concerti allo spazio dedicato alle fiere dell’Expo. C’è tanta preoccupazione, voglia di normalità, ma soprattutto di avere la sicurezza della riduzione del rischio di contagio. In tutto questo, mi piace aggiungere, si è sviluppata ancor più forte la solidarietà tra noi. E questo mi sembra molto umano. Ribadisco la necessità che si rispettino le regole».

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