«Se non dovesse piovere e se non si sbrigano a fare le opere necessarie saranno lacrime e sangue. Se non piove o se piovesse e non ci fosse la possibilità di invasare e distribuire la risorsa in maniera efficiente per l’agricoltura sarebbe un disastro. Bisogna fare i fatti, perché le chiacchiere sono a zero». Francesco Battifarano è netto. Di fronte alla crisi idrica che sta colpendo la Basilicata il presidente di Confagricoltura chiede azioni non parole.
Il momento è difficile. Per le coltivazioni di fragole, kiwi e drupacee è iniziata una corsa contro il tempo. E l’esponente degli agricoltori lucani lo ripete, da tempo, spiegando anche di non avere idea “della tempistica delle opere necessarie per la risoluzione dei problemi”. D’altra parte, che l’orizzonte possa riservare una nuova crisi idrica lo confermano i razionamenti e le limitazioni notturne che, nei giorni scorsi, sono partite a Venosa e partiranno in altri dieci comuni, Matera compresa, tra Vulture, Alto Bradano e Materano. Una condizione difficile legata alla carenza nelle dighe ed alla scarsità di precipitazioni. Ieri pomeriggio la pioggia si è fatta sentire a Potenza ed in altri comuni, ma non è stata certo sufficiente a riempiere gli invasi. A cominciare dalla diga del Pertusillo ed a quella di Monte Cotugno che, ad esempio, rispetto allo scorso anno hanno perso rispettivamente oltre 20 milioni e 200mila metri cubi e 9 milioni 680mila metri cubi di acqua. Risultando molto al di sotto del quantitativo previsto per sostenere il fabbisogno idrico. Una condizione difficile, dunque, a cui si aggiunge anche la scarsità di pioggia con un crollo dei trenta per cento di media – secondo i dati della Protezione civile- dal 2020 al 2024.
Dati e cifre che fanno paura, quindi, e che potrebbero portare ad ulteriori razionamenti. Almeno questo è il timore sollevato dalla Cgil. «Con la scarsità di precipitazioni, corriamo il rischio imminente che la razionalizzazione dell’uso dell’acqua potabile si estenda al resto della provincia di Potenza e al capoluogo di regione. Non possiamo permettere che la Basilicata resti in ginocchio» spiega il segretario generale della Cgil di Potenza, Vincenzo Esposito, che sottolinea anche che «se ciò dovesse accadere, non è solo conseguenza dei cambiamenti climatici ma dei ritardi nei lavori di adeguamento sugli invasi lucani». «A nulla è servita la nomina del commissario alla crisi idrica, completamente assente sulla questione, così come a nulla è servito il monito della crisi idrica dello scorso anno. È inaccettabile trovarsi punto e a capo – aggiunge Esposito - Si tratta di mettere a terra i 600 milioni di euro a disposizione, tra Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza e Pnrr, per i lavori di ammodernamento e manutenzione di tutte le dighe lucane e la rete adduttrice. Le risorse finanziare ci sono. Si tratta di procedere velocemente alla pubblicazione dei bandi e all’appalto dei lavori, che da quanto ci risulta attualmente sono fermi». Per la Cgil, dunque, serve accelerare sui lavori. Questo mentre per Confagricoltura serve anche spingere sui ristori per i danni subiti. «Bisogna provvedere ai ristori: che fine hanno fatto quelli per la zootecnica che non ha potuto fare le foraggere? Ci sono stati dei costi per gli agricoltori. Basta chiacchiere. La politica di maggioranza e di opposizione si deve rendere conto di questo» conclude il presidente della Confederazione degli agricoltori, Battifarano, mentre in Basilicata tutti invocano la pioggia.
E dalla coldiretti allarme per la diga di occhito «In Puglia, nonostante i pesanti sacrifici idrici richiesti agli agricoltori per non prosciugare gli scarsi volumi stoccati nei bacini a causa della siccità e della mancanza di piogge, si continua ad assistere al calo delle riserve idriche foggiane, ormai inferiori al 15% del volume possibile, con l’invaso di Occhito che contiene appena 42 milioni di metri cubi d’acqua, sempre più vicino a trattenere il solo volume morto (40 milioni di metri cubi)». A lanciare l'allarme è ancora una volta Coldiretti Puglia, a seguito dell’esaurimento del principale serbatoio idrico della Capitanata, sulla base dei dati dell’Osservatorio ANBI sulle risorse idriche.
«A causa della grave crisi idrica e siccità, sono state introdotte riduzioni di pressione su tutta la rete idrica in Puglia - prosegue in una nota - a partire dal 20 ottobre scorso e sono previste sospensioni notturne dell’erogazione in Basilicata a partire da metà novembre, con l’Autorità di bacino dell’Appennino meridionale che ha portato la severità idrica al livello massimo per il servizio potabile in Puglia, stigmatizzando 'una crisi lunga e profonda, iniziata nel 2024 e destinata a protrarsi fino al 2026, oltre il consueto ciclo biennale». «Per la prima volta anche gli invasi lucani trattengono meno di 90 milioni di metri cubi d’acqua; il precedente primato negativo, stabilito l’anno scorso nella prima settimana di dicembre, è stato ampiamente superato con oltre un mese e mezzo d’anticipo: attualmente il deficit rispetto ad un anno fa è già di ben 26 milioni di metri cubi. La diga in terra più grande d’Europa (Monte Cotugno) contiene ormai solo 38 milioni e mezzo di metri cubi d’acqua sugli oltre 272 milioni che sarebbe autorizzata ad invasare. Le ripercussioni sull'agricoltura dalla carenza di acqua sono già pesanti». Per Coldiretti, quindi, «la prevenzione degli effetti dei cambiamenti del clima deve partire dalla realizzazione di un piano di invasi per la raccolta dell’acqua, con sistemi di pompaggio per generare anche energia elettrica. La rete di bacini consentirebbe di garantire riserve idriche nei periodi di siccità ma anche di limitare l’impatto sul terreno di piogge e acquazzoni sempre più violenti che accentuano la tendenza allo scorrimento dell’acqua nei canali asciutti».


						
									
																	
																	
																	
																	
																	
																	
																	
																	
																	













