POTENZA - «Non è quello che può produrre il disegno di legge sull'autonomia differenziata a doverci far preoccupare, ma sono i ritardi dai quali partiamo»: così ha risposto ai giornalisti il ministro agli affari europei, le politiche di coesione e Pnrr, con delega al Sud, Raffaele Fitto, intervenendo oggi pomeriggio, a Matera, al Convegno sul tema «La sfida del cambiamento e le nuove traiettorie di sviluppo sostenibile».
«Il confronto è tuttora in atto, ma il testo del disegno di legge è molto bene ancorato a garanzie per il mezzogiorno d’italia, in particolare penso ai riferimenti all’articolo 119 della Costituzione sul tema della coesione e dell’unità nazionale, che sono richiamati e rafforzati».
«Penso - ha aggiunto - che questo testo possa mettere in campo non un rischio, ma un’opportunità per il Sud. La fotografia attuale del Mezzogiorno evidenzia grossi ritardi e grossi limiti e una differenza netta con il nord del paese. Ci deve far preoccupare più il quadro dal quale partiamo, rispetto al testo. Quindi occorre capire come intervenire per cambiarlo e modificarlo».
LE PAROLE DI BONOMI
«L'autonomia differenziata è in Costituzione, va fatta»: lo ha detto nel pomeriggio a Matera, il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, durante un convegno dedicato allo sviluppo sostenibile.
«Solo una cosa Confindustria ha precisato - ha aggiunto Bonomi - cioè che le 23 materie sono state decise 22 anni fa. La storia ci ha insegnato che su alcuni argomenti la sfida non può essere regionale, nazionale e forse neanche di dimensione europea. Infatti se pensiamo di sfidare, sul commercio internazionale, Stati Uniti e Cina da soli, forse qualcosa stiamo sbagliando. Come esempio cito il traforo del Monte Bianco: nei prossimi 18 anni per quattro mesi all’anno sarà chiuso per manutenzione e questo - ha concluso Bonomi - non è un problema solo della Val d’Aosta».
«Alla Bce di Draghi ce n'era uno ed era italiano, e se ne devono fare una ragione - ha specificato Bonomi a Matera, durante il convegno - La sfida del cambiamento e le nuove traiettorie dello sviluppo sostenibile», parlando delle scelte della Banca Centrale Europea.
«Bisogna stare molto attenti - ha aggiunto - perché è un attimo, sulla spinta dei tedeschi, continuando in questa progressione di aumento dei tassi e pensando di correggere l'inflazione, peraltro non tenendo conto delle tipologie di inflazione che abbiamo e della diversità all’interno degli stati membri, per ricadere nuovamente in recessione. Specialmente con questi continui annunci fatti dalla Bce. Bisogna stare molto attenti, perché alla Bce di Draghi ce n'era uno ed era italiano. E se ne devono fare una ragione».
«Se ci mettono in condizioni di farlo, supereremo l’1%, nonostante tutti dicono che cresceremo tra lo 0,4% e lo 0,8%. Metteteci in condizione di investire e faremo crescere il Paese ancora di più».
«L'utilizzo dei fondi di coesione 14-20, di cui l’Italia non utilizzerà 40 miliardi, e che nel 2023 scadranno, mettetili a disposizione del credito d’imposta per gli investimenti fatti su transizione digitale e ambientale». «Che se ne cambi l’utilizzo - ha aggiunto - che cambi la modalità affinché le amministrazioni riescano a fare quelle opere pubbliche che non hanno fatto per mille motivi. Date le possibilità all’impresa privata di scaricare immediatamente a terra gli investimenti che dobbiamo fare. Questo va chiesto in Europa».
«Siamo dispostissimi a sederci e a ragionare, ma non in maniera ideologica, o vanno in crisi l'occupabilità e l’occupazione in Italia». E’ il commento del presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, in merito alla discussione sulla settimana corta fissata per legge in quattro giorni lavorativi a parità di retribuzione.
«Non ci sottraiamo al confronto - ha detto Bonomi - parlando a Matera durante un convegno di Confindustria Basilicata - ma lo facciamo sulla base dei numeri, vogliamo farlo sulla realtà. In Europa un dipendente italiano full time lavora in media 37, 8 ore. Meno di noi lavorano solo i francesi. Ora in Belgio la legge dice che le 40 o 48 ore settimanali le spalmi in quattro giorni, ma le ore rimangono quelle, non vengono diminuite. Non si può affrontare un argomento così importante, slegandolo dal tema della produttività. Produttività che dal 2000 al 2021 ha visto l’Italia perdere 15 punti percentuali: non si può pensare di affrontare un argomento così serio - ha concluso Bonomi, non guardando alla realtà e non guardando ai numeri».