di MASSIMO BRANCATI La polizia ha trovato gli oggetti a casa di un uomo del Melfese che è stato denunciato per ricettazione. Provento di attività usuraia o di furto. Anelli, collane e bracciali di inestimabile valore. Monili fabbricati anche all’estero. Molti sono retrò, appartengono alla moda degli anni ’80
09 Aprile 2009
di MASSIMO BRANCATI
Braccialetti retrò, orecchini, anelli, collane, monete incastonate. Un campionario di oggetti d’oro, per un valore ancora non esattamente quantificato, trovato a casa di una persona nota alle forze dell’ordine per un passato burrascoso, sul cui capo pendono ora le accuse di ricettazione (il procedimento è stato aperto dalla Procura di Melfi). Agenti della Squadra Mobile della Questura di Potenza, nel corso di una perquisizione a casa dell’uomo che risiede in un comune del Melfese, hanno trovato questi oggetti preziosi sulla cui provenienza l’indagato non ha fornito chiarimenti. Così come non ha spiegato la presenza in casa di 21mila euro in contanti. Secondo gli inquirenti, quella «colata» d’oro potrebbe essere il frutto di alcuni furti o di attività usuraia, dal momento che l’uomo ha precedenti anche in questo campo. Le indagini vanno avanti per ricostruire le tappe dell’oro prima di approdare a casa dell’indagato. Nel frattempo la polizia è alla ricerca dei legittimi proprietari degli oggetti. Si tratta - come si vede nelle foto scattate dal nostro Enzo Bianchi - di oggetti che, all’occhio di un inesperto, appaiono «datati». Una cosa è certa: sono collane e anelli di un valore piuttosto elevato, alcuni dei quali provengono dall’estero (abbiamo notato un bracciale con una moneta su cui c’è scritto Cile).
«Stiamo cercando - ha spiegato il vice questore Barbara Strappato - i proprietari e per questo abbiamo pubblicato sul sito della polizia (www.poliziadistato.it) le foto dei reperti. Naturalmente - ha aggiunto - chi riconosce un proprio oggetto deve dimostrarne in qualche modo l’appartenenza, magari presentandoci la denuncia che all’epoca del furto era stata fatta, oppure un certificato di garanzia. Insomma, qualsiasi cosa che sia riconducibile alla catenina, al bracciale, alla collana ora in nostro possesso». La «caccia» al proprietario, dunque, è aperta. In questura potrebbe scatenarsi un viavai di gente legata da ricordi (e dal valore monetario) a quegli oggetti preziosi. Che la mano di un ladro o di un usuraio ha custodito per chissà quanto tempo.
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