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Bari, Singh Nardev fu «bersaglio umano» per «testare» un’arma: perizia psichiatrica sul killer

 
isabella maselli

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isabella maselli

Bari,  Singh Nardev fu «bersaglio umano» per «testare» un’arma: perizia psichiatrica sul killer

È la richiesta della difesa del 21enne Guglielmi. Il gup deciderà nelle prossime ore

Giovedì 10 Luglio 2025, 15:52

BARI - Con la richiesta preliminare di una perizia psichiatrica si è aperta l’udienza a carico del 21enne Paolo Natale Guglielmi, fratello del boss Luigi, accusato di aver fatto parte del commando che la sera del 31 maggio 2024, alla periferia di Bari, uccise il 38enne Singh Nardev, scelto a caso come «bersaglio umano» da colpire per verificare il funzionamento di una pistola appena acquistata. Nelle scorse settimane i magistrati minorili hanno chiesto il giudizio immediato per altri due minorenni - di 17 e 18 anni - accusati di concorso nell’omicidio. Ieri è toccato a Guglielmi. Stando alle indagini coordinate dall’aggiunto Ciro Angelillis e dal pm Matteo Soave, i tre giovanissimi quella sera avevano deciso di testare l’arma, prima su alcuni cassonetti della spazzatura e poi su un bersaglio umano. Luogo del delitto un ex ospedale abbandonato nel quartiere di Ceglie del Campo, dove avevano trovato rifugio alcuni migranti irregolari senza fissa dimora, tra i quali la vittima.

L’avvocato Nicola Quaranta, che assiste Guglielmi, ha depositato una consulenza tecnica con diagnosi di «psicosi schizofrenica» con «indiscutibile valore di infermità» e possibili «riflessi sul grado di capacità, in particolare in riferimento ad imputabilità, a cosciente partecipazione al processo».

Nel corso della stessa udienza, la difesa ha chiesto di ammettere il 21enne al rito abbreviato, previa esclusione delle aggravanti della premeditazione e dei futili motivi. La norma prevede che l’omicidio volontario pluriaggravato, come in questo caso, non possa essere giudicato con riti alternativi. Il giudice, quindi, dovrebbe trasmettere gli atti alla Corte di Assise. Il legale, però, ha chiesto che sia lo stesso gup a valutare la sussistenza delle aggravanti e, quindi, a decidere se poter processare l’imputato in abbreviato.

Secondo l’avvocato «vi è senza ombra di dubbio un’assoluta e insanabile incertezza sul movente che ha determinato l’assunzione della volontà omicida» e «tale incertezza risulta di insormontabile ostacolo al riconoscimento dell’aggravante dei motivi abietti e futili». La premeditazione, poi, - ricorda la difesa - era stata già ritenuta insussistente in fase cautelare.

La richiesta del legale va oltre. Qualora il giudice ritenga di non poter valutare la sussistenza delle aggravanti, chiede di sollevare questione di legittimità costituzionale. In caso di giudizio immediato, come per Guglielmi, si salta la fase dell’udienza preliminare e quindi mancherebbe il momento in cui al giudice è consentito «controllare» l’imputazione. È su questo che l’avvocato ritiene che possano esserci profili di incostituzionalità. «Questo assetto - spiega il difensore - produce una asimmetria processuale radicale, in cui la parte pubblica può, attraverso la mera contestazione di un’aggravante a effetto speciale, vincolare in via definitiva la sorte procedurale dell’imputato, impedendogli l’accesso a un giudizio abbreviato, anche quando tale aggravante sia manifestamente infondata o giuridicamente insussistente. Il giudice, dal canto suo, è privato di qualsiasi potere correttivo o riequilibratore, restando vincolato all’imputazione così come formulata, senza poterla nemmeno epurare da profili manifestamente eccedenti o arbitrari». Su tutte queste questioni il giudice si è riservato e deciderà nelle prossime ore.

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