BARI - La radiolina è quella degli anni Ottanta. Quella che per funzionare ha bisogno della sua antenna: prima sollevata poi regolata per cercare la frequenza desiderata. Accanto ci sono i giornali, un cellulare - a riportarci nel presente - e due bottiglie di acqua. Poco distante, appoggiata sul muretto, una busta verde dalla quale traboccano panini arrotolati dalla stagnola.
‘N ‘cann a mar’ Sono le 19 e il tavolino di Filippo Milsi, 82 anni, è ben sistemato. Lui è seduto sulla sua sedia «da regista». Un sorriso abbozzato e lo sguardo rivolto verso il mare. «Questo è il mio posto da trent’anni – racconta – ogni giorno arrivo a piedi da casa mia, a Bari vecchia, e sistemo le mie cose qui. Sempre alla stessa ora. Mi leggo i giornali e aspetto i miei amici». Arrivano alla spicciolata, ognuno con la propria sedia e creano un cerchio attorno al «proprietario di casa».
Estate in città L’estate di molti baresi è qui, sul lungomare, in quel tratto tra il Faro e l’ingresso monumentale della Fiera del Levante. Il tempo è fermo, come l’aria di queste serate afose. I volti sempre gli stessi: ai tavoli si sono aggiunti figli, nipoti e pronipoti. Tavolate allestite tra familiari e amici che si danno appuntamento in quel preciso tratto dove spesso la sedia a sdraio si lascia per tutto il giorno, con tanto di catena. Ognuno porta qualcosa da casa.
E si mangia, tanto. Pasta al forno, riso patate e cozze, parmigiana. Le «brasciole» della nonna e la mozzarella. E da un tavolo all’altro sembra aperta la gara a chi mangerà meglio e di più. Ci sono anche borse frigo per i più volenterosi. C’è anche chi, non abitando in zona, cerca il posto con l’auto, apre il portabagagli e scarica sedie, uno o più tavoli da unire, e sdraio per il post cena.
Sedie e tavolini C’è chi prepara le valigie e chi si arma di tavolini e sedie. Un tempo anche di braci. «Fino a qualche anno fa – aggiungono – c’erano auto in doppia fila e braci accese. Il fumo attraversava tutto il lungomare. Adesso è diverso. C’è più ordine».
Nelle roulotte, nuovi imprenditori di imprese a conduzione familiare, cuociono le «bombette» e la salsiccia. Friggono le patatine fritte servite con ogni sorta di salsa. Ma i baresi, quelli della vecchia generazione, quelli cresciuti con il ragù della nonna prima e della mamma poi, non ci stanno. Si armano di stagnole e portano da casa il necessario. «Ognuno porta qualcosa. Stasera mangiamo i panini. Ma ci sono anche serate in cui mangiamo un primo o la carne». Ci sono tovagliolini e piatti. Bicchieri e bottiglie di acqua. Liscia o frizzante a seconda dei gusti. Per qualcuno anche una birra ghiacciata e la serata è fatta.
Posto privilegiato Per tutta l’estate quel pezzo di città è lì, sorridente e grata di avere un tavolo vista mare a disposizione. Ogni giorno e, a tutte le ore. «Questa è la nostra fortuna – ammette Filippo. D’estate qualcuno di noi parte ma per la maggior parte del tempo siamo qui e trascorriamo insieme le serate. Qui nella nostra città». E non è più solo la zona del Faro l’area riservata alle «tavolate in famiglia». Ora si sono aggiunte anche Torre Quetta e San Girolamo. A ridosso della spiaggia c’è chi si arma di tavoli e sedie e sfruttando l’illuminazione dei locali circostanti «apparecchia» la sua serata. Davanti al mare. A poco prezzo. E con una cartolina sempre impressa davanti agli occhi.