Sabato 06 Settembre 2025 | 08:18

Bari, liquami sversati su terreni agricoli a Japigia: dopo 11 anni è ancora lite con Aqp

 
isabella maselli

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isabella maselli

Bari, liquami sversati su terreni agricoli a Japigia: dopo 11 anni è ancora lite con Aqp

I proprietari dei suoli in via Gentile chiedono la bonifica, ma per la società «non ci fu contaminazione»

Lunedì 09 Giugno 2025, 12:17

16:09

BARI - Tra qualche settimana il contenzioso tra Acquedotto pugliese e i proprietari di alcuni terreni in via Gentile (inondati dallo sversamento di liquami a causa della rottura di una tubatura fognaria) compirà undici anni. Era l’8 luglio 2014 quando la condotta scoppiò sversando migliaia di litri di reflui urbani nei terreni di via Gentile, a Japigia, coltivati a frutta, verdura e ortaggi. I proprietari di quei suoli, già in buona parte risarciti, attendono però ancora la bonifica. Tuttavia Aqp ritiene che non sia più necessaria, perché recenti analisi avrebbero escluso la presenza di sostanze inquinanti. E così la società si è opposta all’atto di precetto notificato a settembre 2021 per dare esecuzione alla transazione (che prevedeva anche la bonifica dei terreni) di novembre 2014. A decidere adesso sarà un giudice. La prossima udienza dinanzi al Tribunale civile di Bari è fissata per il prossimo 17 giugno.

La vicenda, come detto, inizia a luglio 2014. Dopo lo sversamento dei liquami Aqp sostituisce un pezzo della tubatura corrosa, «ma non drena il liquame, - denunciano subito i proprietari - lasciandolo asciugare» sui terreni. Già allora la questione finisce in Tribunale. Un accertamento tecnico preventivo certifica l’inquinamento da metalli pesanti. A novembre 2014 le parti si accordano per una transazione che prevedeva la bonifica dei suoli e un risarcimento. Aqp paga ma non bonifica e i proprietari, nel 2017, procedono con un’esecuzione forzata. Passano ancora anni. A settembre 2021 viene notificato alla società un atto di precetto: «Dica Aqp al giudice cosa gli ha impedito - in sette anni - di spalare soli 30 centimetri di terra per 8000 metri quadri e portare in discarica qualche tonnellata di terra, al modico costo di 280 euro a tonnellata. Gli inquinanti si stanno diffondendo nel terreno, nell’acqua di falda e nel mare».

Immediata l’opposizione di Aqp: la società evidenzia di aver abbondantemente risarcito i proprietari, pagando oltre 109mila euro, e chiede al Tribunale di annullare l’atto di precetto perché ormai inutile: nuove analisi eseguite nel 2019, infatti, avrebbero evidenziato la assenza di inquinanti. A questo punto i giudici (che già a ottobre 2021 avevano sospeso l’efficacia esecutiva del precetto) dovranno decidere se l’accordo sottoscritto nel 2014 vada comunque eseguito in ogni sua parte, compresa la bonifica. La difesa dei proprietari, l’avvocato Marco Milillo, evidenzia che si tratta di un atto impugnabile solo in casi come «dolo, documenti falsi, contratto illecito» (e non è questo il caso). Ma la società insiste sul fatto che «la pretesa è oggi del tutto ineseguibile e inammissibile in sé, perché nei terreni di cui su discute non vi sono contaminanti da rimuovere». 

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