BARI «Sono in aeroporto, destinazione Bari. Tra poco si parte ma se facciamo presto ci sto per una bella chiacchierata di calcio». Antonio Di Gennaro fa fatica a dire «no» quando si tratta di parlare del suo vecchio Bari. Una storia lunghissima, cominciata da calciatore a cavallo tra gli anni ‘80 e i ‘90. Un campionato di serie B vinto alla grande e poi la serie A vissuta a petto in fuori da leader di una squadra che seppe rubare il cuore ai tifosi, con Salvemini in panchina. Bari, poi, è rimasta la sua città. Lontana da Firenze, dov’è nato, e da quella Verona che lo spinse sul tetto d’Italia fino a meritare la Nazionale. Barese è la moglie, baresi doc anche i figli. È diventata, insomma, una questione seria.
Di Gennaro, da buon uomo di calcio... sempre in giro per l’Italia.
«La Pro Calcio assorbe tantissimo del mio tempo. Siamo stati a Bologna con Michele e Mattia Andrisani. Il calcio giovanile resta la mia grande passione».
La serie B, intanto, ha archiviato l’ultima sosta stagionale. Il Bari ripartirà dalla trasferta di Carrara, domenica pomeriggio.
«Partita insidiosa. E non solo per il valore dei toscani. Quando giochi l’ultimo spicchio di campionato tutto si fa maledettamente più difficile. Nessuno può più sbagliare, ci si gioca tutto».
La Carrarese è molto ben allenata da Calabro. E la gara di andata al «San Nicola» fu abbastanza complicata.
«La ricordo benissimo. Calabro ha dato al gruppo una precisa identità tattica. E vedrete che domenica servirà una grande prestazione. Loro vorranno ipotecare la salvezza. E finora in casa hanno sbagliato pochissimo».
Secondo lei che tipo di partita giocherà la Carrarese?
«Non rinunciataria. Mi aspetto un avversario che punti a toglierti i tempi delle giocate. E pertanto ci vorrà un Bari in grado di giocare bene anche tecnicamente».
A proposito di tecnica, come spiega lo scarso utilizzo di Pereiro e Falletti?
«Partiamo da una considerazione, nessuno conosce lo stato di forma dei calciatori meglio di Longo. Che, tra l’altro, ha quasi sempre utilizzato i fantasisti nel suo percorso professionale».
E allora?
«Pereiro lo immagino in ritardo di condizione. In questa stagione non ha praticamente mai giocato. E questo lo paghi. Diverso è il caso di Falletti. Pochi lampi ma c’è ancora tempo per incidere. Il campionato si decide ora».
Sentendo parlare Longo vien difficile immaginare un Bari con il trequartista dietro le due punte.
«Il vero problema sta nel riportare tutti i calciatori al top della condizione. Un punto su cui l’allenatore ha battuto molto».
Più facile rivedere il 3-5-1-1. Con Lasagna riferimento centrale.
«Penso proprio di sì. Lasagna viene ritenuto l’attaccante più completo anche se la sua forza resta l’attacco della profondità».
Otto giornate per scacciare le nubi.
«So che parlare da fuori è facilissimo. Però a me piacerebbe vedere un Bari che non abbia paura di rischiare. Un Bari che pensi alle prossime due partite, Carrarese e Catanzaro in trasferta, con lo spirito di chi vuole assolutamente vincerle. Anche perché arrivare quinti o sesti fa tutta la differenza del mondo».
In effetti, giocare la partita secca in trasferta sarebbe complicatissimo.
«Direi di sì, soprattutto se il Bari non dovesse riuscire a risolvere il problema della scarsa pericolosità offensiva. Bisogna fare la corsa sul Catanzaro. Loro hanno Iemmello, vero. Ma per il resto non credo che il Bari sia inferiore. Figurarsi se pensiamo a Cesena e Juve Stabia. Poi so bene che nulla è facile in un campionato come quello di serie B».
Quale voto darebbe a un Bari che centra i playoff nelle ultime due posizione della griglia.
«Sei, non di più. Ho fiducia in Longo, ora sta a lui valorizzare la rosa riportando alcunial top alcuni uomini importanti. E valorizzandoli. A gennaio sono arrivati calciatori graditi all’allenatore. Quattro attaccanti e due trequartisti. Non mi interessano i numerini dei sistemi di gioco. La differenza sta nella mentalità. Bisogna giocare per vincere. E il Bari ha dimostrato di saperlo fare».
In cos’altro si può crescere oltre alla produzione offensiva?
«Le faccio un esempio. Oliveri è bravissimo ma ha inciso meno di Dorval. Ecco, da lui mi aspetto di più. Gli assist, per esempio».
È d’accordo sul fatto che Lella sia, per caratteristiche, una pedina chiave. Purtroppo pare che non stia ancora benissimo.
«È così. Ricordate la partita col Brescia giocata senza attaccanti? Lui ha perfetti tempi di inserimento e ottima fisicità. Può dare tanto. Come Maggiore, che cresce a vista d’occhio. Il Bari può fare di più, non cambio idea».