BARI - Gli imprenditori baresi Degennaro (ramo Dec) insieme ai loro sodali hanno messo in atto un sistematico spoglio delle società del gruppo, spostando il patrimonio altrove (pure in holding costituite all’estero) e lasciando che le società operative fallissero sotto il peso dei debiti. I protagonisti sono in gran parte gli stessi di una vicenda barese del 2012 a base di appalti truccati e tangenti (con antipasto di cozze pelose): i reati sono tutti stati dichiarati prescritti. A Taranto, invece, il gup Gianna Martino ha pronunciato ieri cinque condanne in abbreviato per associazione a delinquere e bancarotta fraudolenta in relazione al crac della Mf Trading, ovvero il relitto (trasferito in riva allo Jonio) della Dinvest, la società di famiglia che si occupava di edilizia privata.
Il Tribunale ha sostanzialmente confermato l’impostazione della pm Lucia Isceri, rivedendo al ribasso le richieste anche per via della prescrizione che ha colpito le ipotesi di bancarotta distrattiva preferenziale. Sei anni è la condanna (in abbreviato, quindi con lo sconto di un terzo) per Daniele Degennaro, 64 anni, ex dominus degli alberghi del gruppo familiare, cinque anni e 8 mesi per Giuseppe Monteleone, 66 anni, suo braccio destro e amministratore della Mf Trading fino al fallimento, 5 anni per Vincenzo De Caprio, 64 anni, contabile della società e uomo di fiducia della famiglia: per tutti è stata disposta l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Altri 3 anni per Donato Radogna, 68 anni, commercialista ed ex consigliere comunale di Bari nella lista della famiglia Degennaro che sosteneva l’allora sindaco Michele Emiliano, con interdizione di 5 anni dai pubblici uffici. Due anni e 8 mesi per gli altri due sindaci, Nicola Di Flumeri, 64 anni, e Leonardo Tinelli, 69 anni. Nell’inchiesta erano coinvolti anche l’amministratrice della Dec, l’impresa di costruzioni di famiglia, Giulia Mazzone, che ha patteggiato un anno e mezzo in continuazione con altre due condanne della stessa specie, ma anche il patriarca Vito Degennaro (deceduto sei anni fa) e un altro fratello dichiarato incapace. Il gup ha anche disposto il rinvio a giudizio degli altri due fratelli, l’ex onorevole Carmine e l’ex consigliere regionale Gerardo Degennaro, oltre che dei loro collaboratori Annamaria Cacciapaglia, Giuseppe Antonacci e Luca Gioiello: per loro, vista la complessità del dibattimento (si parte a luglio), non può escludersi l’intervento della prescrizione che maturerà tra circa quattro anni.
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