Lunedì 08 Settembre 2025 | 19:19

Altamura, due arresti per l'omicidio del calciatore Domenico Martimucci: svolta nel caso dopo dieci anni

 
Isabella Maselli

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Isabella Maselli

Altamura, due arresti per l'omicidio di Domenico Martimucci: svolta nel caso dopo dieci anni

I due sono accusati anche di tentato plurimo omicidio e porto di materiale esplodente, aggravati dal metodo mafioso

Giovedì 20 Febbraio 2025, 07:57

13:27

ALTAMURA - Sono accusate rispettivamente di aver coordinato l’attentato dinamitardo e di aver curato l'approvvigionamento dell’ordigno esplosivo le due persone arrestate questa mattina dai carabinieri del Comando Provinciale di Bari che hanno eseguito una misura cautelare, emessa dal Gip del Tribunale di Bari su richiesta della Procura della Repubblica Direzione Distrettuale Antimafia, in relazione all'omicidio di Domenico Martimucci, 27 anni, calciatore e vittima innocente di mafia che nel 2015 (ad agosto) morì in conseguenza delle ferite riportate nell'attentato ai danni della sala giochi - bar Green table di Altamura. I due arrestati sono Nicola Centonze, che coordinò le fasi esecutive, e Nicola Laquale, che fornì l'esplosivo.

Lea Martimucci - sorella di Domenico

Rispondono dei reati di omicidio volontario e tentato plurimo omicidio, nonché per detenzione e porto di materiale esplodente, reati aggravati dal metodo mafioso. Il fatto avvenne il 5 marzo 2015. Martimucci, che militava nela squadra del Castellaneta, si trovava in tarda serata nel circolo ricreativo in largo Nitti quando ci fu l'esplosione messa a segno a scopo intimidatorio.
Le indagini che ha portato ai due nuovi arresti, condotte dai militari del Nucleo Investigativo di Bari e coordinate dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia, sono la prosecuzione dell’attività investigativa che ha fatto luce ed ha consentito di fare condannare in via definitiva gli esecutori materiali ed i mandanti del grave attentato in cui ha perso la vita il giovane calciatore altamurano. Il nuovo quadro investigativo si fonda sull’acquisizione di dichiarazioni rilasciate da alcuni collaboratori di giustizia, le quali hanno confermato, in sostanza, il coinvolgimento dei due indagati nella vicenda.

Le nuove risultanze , oltre a rafforzare gli esiti giudiziari già accertati, hanno di fatto evidenziato una pluralità di elementi di prova convergenti a sostegno, secondo gli inquirenti, delle responsabilità degli indagati. Il quadro indiziario raccolto dai carabinieri a carico degli indagati è stato condiviso dalla Procura della Repubblica di Bari che ha avanzato richiesta di emissione di misura cautelare. Il gip del Tribunale di Bari, accogliendo la richiesta, proprio in prossimità del decennale del grave episodio delittuoso, ha disposto l'arresto dei due, di cui uno è stato portato in carcere e uno posto agli arresti domiciliari.

Nicola Centonze, inizialmente “lambito” dall’inchiesta sull’attentato con l’accusa di spaccio di droga, nel 2017 era diventato un collaboratore di giustizia, “dimenticando però di raccontare il proprio coinvolgimento” nella vicenda del circolo Green. “Su questo siamo implacabili – ha detto il procuratore Roberto Rossi - chi collabora con la giustizia deve essere sincero e deve dire tutto”. Per questo a Centonze, ora in carcere per l’omicidio Martimucci, è stato revocato nei mesi scorsi il programma di protezione. “Con i collaboratori si stringe un patto di fiducia, - ha detto la pm Antimafia Grazia Errede, che ha coordinato le indagini dei carabinieri - in questo caso tradito a monte”.

Il procuratore aggiunto Francesco Giannella, coordinatore della Dda, ha ricordato il “duplice obiettivo” di quell’attentato: “distruggere il locale per spostare l’attenzione dei clienti verso un altro circolo, gestito dal boss Mario D’Ambrosio (già condannato a 30 anni come mandante dell’attentato, ndr) e riaffermare davanti a tutta la cittadinanza il predominio del clan sul territorio”.

Il generale Gianluca Trombetti, comandante provinciale dei carabinieri, ha evidenziato che quella vicenda “ha colpito profondamente la comunità altamurana, che però ha saputo reagire. L’auspicio è che la ricerca della verità e l’accertamento delle responsabilità possano incentivare la parte sana della comunità a distaccarsi e allontanarsi da questo sistema che impone valori negativi e costruire ciò che serve a migliorare la coscienza collettiva”.

Per l’omicidio Martimucci e il tentato omicidio delle altre sei persone che quella notte erano nel locale e rimasero ferite sono stati già condannati in via definita i due esecutori materiali dell’attentato: Savino Berardi a 20 anni e Luciano Forte a 18 anni di reclusione.

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