BARI - «Non ci sono ricostruzioni alternative»: il terzo cliente che la notte del 23 settembre 2018, alle 2.06, in una traversa del lungomare a sud di Bari, in località San Giorgio, si è appartato con Salvatore Dentamaro, trans 40enne nota come Ambra, presumibilmente per consumare un rapporto sessuale a pagamento, «è l’autore del suo omicidio». E quel terzo cliente, secondo la Procura di Bari, è Francesco Brandonisio. Per il 53enne, pescatore da diporto e barbiere di professione, in carcere per il delitto da ottobre 2022, la pm Larissa Catella ha chiesto la condanna a 30 anni reclusione.
Nella lunga requisitoria, dinanzi ai giudici della Corte di Assise, la magistrata ha ricostruito analizzandoli dettagliatamente, tutti gli esiti delle indagini e del processo, consulenze tecniche, rilievi, tabulati e celle telefoniche, immagini delle telecamere di videosorveglianza che hanno immortalato l’auto dell’assassino, oltre al contenuto delle dichiarazioni dei testimoni e alle intercettazioni.
La vittima, hanno ricostruito le indagini della Squadra Mobile, sarebbe stata sorpresa alle spalle all’improvviso e ammazzata con un’unica coltellata al collo, vibrata dall’alto verso il basso, forse al termine di un rapporto sessuale a pagamento. Quando la Polizia arrivò sul posto, alle 3.28, allertata da una coppia di vicini di casa, trovò gli sportelli dell’auto con a bordo la vittima aperti, i fari accesi, la chiave inserita. Dentamaro era esanime, con un taglio sullo sterno, seminuda. Sugli arti superiori nessuna lesione, nessun segno di difesa. A terra, accanto alla macchina, c’era il coltello insanguinato. Nessuna traccia degli effetti personali e degli abiti della vittima. Si faceva chiamare Ambra, come il luogo dove si prostituiva, il piazzale dell’omonimo ex pastificio a San Giorgio. «Fin da piccolo - ha detto la pm - si sentiva donna in un corpo di uomo, usciva di casa la sera, vestito con abiti femminili senza farsi vedere dai genitori e, durante la notte, svolgeva attività di prostituzioni». Tutti quelli che conoscevano, amici, «colleghi» e clienti, «hanno parlato di una persona mite, con cui era difficile litigare; qualcuno ha spiegato i pericoli del “mestiere”, riferendo di altre aggressioni». E anche la sera in cui è stata uccisa, Ambra «era lì in attesa di clienti».
Gli impianti di videosorveglianza quella sera hanno immortalato l’arrivo di tre clienti. Nei primi due casi, alle 00.41 e alle 01.36, le auto dei clienti si allontanano seguendo quella di Dentamaro per poi tornare dopo qualche decina di minuti. Alle 02.06 giunge il terzo cliente: anche questa volta le due macchine si allontanano ma alle 02.33 le telecamere inquadreranno solo quella del cliente in uscita dalla stradina, mentre l’altra vettura rimarrà ferma, con le luci accese e gli sportelli aperti e, al suo interno, il cadavere di Ambra. È quella persona, non ha dubbi la Procura, l’esecutore materiale dell’omicidio, poi identificato in Francesco Brandonisio. Incastrato dalla macchina (come la sua, per modello e colore, peraltro con un gommone sul tettuccio tipico dei pescatori da diporto. Non solo: nelle intercettazioni tra Brandonisio e alcuni suoi amici, poi convocati e sentiti in Questura, l’imputato avrebbe dato indicazioni sulle cose da dire, concordando una versione da fornire agli investigatori con l’obiettivo - ritiene l’accusa - di allontanare da sé i sospetti, ridendoci addirittura su. Sempre dalle intercettazioni «emerge una personalità cruda e violenta dell’imputato - ha evidenziato l’accusa - , oltre alla frequentazione del mondo della prostituzione omosessuale e transessuale». Ancora, ci sono i tabulati: all’ora del delitto il telefono dell’imputato avrebbe agganciato un cella compatibile con San Giorgio. Fondamentale anche consulenza sulla compatibilità tra l’auto immortalata nei video e quella di Brandonisio. A casa del 53enne, inoltre, i poliziotti trovarono un coltello quasi identico per modello a quello usato per l’omicidio.
Dopo la richiesta di condanna della Procura, la parola è passata all’avvocato Carmelo Stefanelli, che assiste i genitori della vittima, costituiti parti civili. La prossima udienza del 28 gennaio sarà dedicata all’arringa della difesa dell’imputato, rappresentata dagli avvocati Guglielmo Starace e Antonio Fatone. In quella data la Corte potrebbe emettere la sentenza.