BARI - Meno di due settimane. Tra meno di due settimane, a fine gennaio, termina il periodo di disoccupazione per gli ex dipendenti Baritech o almeno quanti non sono riusciti a ricollocarsi. E i sindacati sono già sul piede di guerra in pressing sulla Regione.
«Al momento non ci sono nuove risposte – conferma Saverio Fraccalvieri segretario generale Filctem Cgil Bari -, per questo chiederemo a brevissimo un nuovo incontro con la task force regionale e Arpal Puglia. C’era stata ipotizzata la possibilità di un inserimento lavorativo in alcune aziende di prossimo avvio sul territorio, che conferme ci sono?».
Quello che si chiede è la dignità di un lavoro stabile per lavoratori di una età media over 55 anni. Ancora in mezzo al guado dovrebbero essercene una cinquantina dei 150 di partenza. Anche se molti tra gli assunti lo sono con contratti a tempo determinato, per pochi mesi.
«Siamo felici quando sentiamo qualche nostro ex collega che ci racconta di aver trovato un nuovo impiego – spiegano alcuni ex operai -. Si sono riusciti a ricollocare i più giovani, anche qualcuno con una età più avanzata. Noi come si può notare siamo ancora qui e di fatto scoperti di alcun ammortizzatore sociale».
«In questi mesi abbiamo girato come trottole per uffici, dal collocamento a Porta Futuro, Arpal. Ci siamo dovuti misurare con una realtà completamente cambiata. Scrivere curriculum, compilare domande digitali. Non è facile. Quando sentiamo qualche politico che si riempie la bocca di frasi tipo: “il mercato del lavoro è cambiato, ci si deve evolvere, dimostrarsi resilienti”, un po’ la rabbia sale – sottolinea un ex Baritech -. Noi mentre il mercato del lavoro cambiava tiravamo su famiglie. Avevamo un impiego e cercavamo di farlo al meglio. Abbiamo subito una serie di cambiamenti aziendali e comunque siamo andati avanti. Ecco, è questa la nostra resilienza. Ma ora io ho 59 anni, tanti per poter ricominciare, pochi per accedere alla pensione. Come faccio a confrontarmi con un ragazzo che sa di computer, che conosce le lingue? Io mentre lui studiava producevo lampadine e mandavo avanti la famiglia».
«Sul territorio abbiamo una fortissima emergenza per gli adulti che perdono il lavoro a 50-55 anni ed oltre – conferma Fraccalvieri -. Direi che è un vero e proprio dramma. Le aziende che chiudono sono tantissime, molte anche difficili da statisticare per le dimensioni ridotte. Ad oggi gli ex Baritech non hanno più la possibilità di accedere ad alcun ammortizzatore. Con la fine di gennaio finisce tutto. Ma se tu hai 59-60 anni, prima di poter contare su una pensione dovrai aspettare almeno altri 7 anni. Anzi a sentire l’Inps anche 7 anni e mezzo. Come si fa a tirare avanti? Noi chiediamo la dignità di un incarico stabile. Quello che vogliamo è che la Regione non si limiti a chiudere accordi di programma con le grandi aziende che vengono sul nostro territorio per fare impresa, ma pretenda clausole di assunzioni per i fuoriusciti, di Baritech come degli altri».
La Cgil in quest’ultimo anno ha seguito un ricorso che è stato presentato da una cinquantina di lavoratori ex Baritech contro l’azienda. Al termine del giudizio di appello al tribunale del lavoro ai dipendenti è stato riconosciuto il danno da «perdita di chance» con il risarcimento di circa 6 mensilità che l’azienda ha dovuto versare ad ogni ricorrente. Una metà dell’importo (tra i 5 e i 6mila euro) è stato già versato, l’altra metà lo sarà entro il luglio 2025.
«Dal primo febbraio queste persone, queste famiglie non avranno più alcun reddito – conclude Fraccalvieri -. Anzi per la verità è già così. La Naspi negli ultimi mesi di fatto si riduce a quasi nulla. Io non sono un entusiasta degli ammortizzatori sociali, ma per la vertenza Baritech c’è chi è venuto fuori ai cancelli assicurando che l’attenzione non sarebbe mani venuta meno. Ed ora? Dove sono quelle promesse? C’è bisogno di lavoro o in alternativa di una qualsiasi forma di sostegno anche in deroga, altrimenti dal primo febbraio ci saranno persone a manifestare sotto la Regione».