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Bari, la crudeltà del killer di Francesco Dogna: «Lo ha lasciato agonizzante dopo averlo colpito con coltello e forcone»

 
Redazione online

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Bari, ucciso a coltellate nella sua casa di Santo Spirito: domani l'autopsia

Convalidato il fermo per il 42enne pluripregiudicato: nei giorni successivi al delitto avrebbe iniziato a cercare un lavoro da operaio fuori città

Giovedì 16 Gennaio 2025, 19:08

20:31

BARI - Il gip di Bari Antonella Cafagna ha convalidato il fermo e disposto la detenzione in carcere per Antonio Rizzi, il 42enne reo confesso per l’omicidio del 63enne Francesco Dogna, commesso la notte tra 7 e 8 gennaio nella casa della vittima nel quartiere Santo Spirito. Nei confronti di Rizzi, pluripregiudicato, è stata riconosciuta anche l'aggravante della crudeltà. La gip, nell’ordinanza depositata questa sera, ha riconosciuto l’inaudita e spropositata violenza usata da Rizzi, che avrebbe ucciso Dogna colpendolo 85 volte con un coltello e con un forcone a due punte preso dalla cucina. Il giudice ha rilevato anche il pericolo di reiterazione di reato e di fuga di Rizzi, che nei giorni successivi al delitto avrebbe iniziato a cercare un lavoro da operaio fuori Bari. Dogna, secondo quanto ricostruito anche dall’autopsia (il medico legale Davide Ferorelli, che ha eseguito l’esame autoptico, ha parlato di "overkilling", ricorso eccessivo alla violenza), sarebbe morto per dissanguamento dopo alcuni minuti.

Dogna e Rizzi si conoscevano da circa 10 anni, e la vittima avrebbe anche cercato di aiutare il 42enne a superare la tossicodipendenza. Nell’ultimo periodo, però, Dogna avrebbe provato una sempre maggiore insofferenza per l’invadenza di Rizzi. Prima di fuggire, Rizzi avrebbe rubato alla vittima portafoglio, cellulare e documenti. Ad incastrarlo sono stati i rilievi effettuati nel computer della vittima (dove c'erano le chat di Whatsapp), le testimonianze di amici e conoscenti e, alla fine, le immagini delle telecamere con cui è stato possibile ricostruire gli spostamenti dell'auto utilizzata da Rizzi.

LA CONFESSIONE DELL'ASSASSINO: SONO STATO MINACCIATO

Antonio Rizzi ha raccontato di essersi recato la sera del 7 gennaio 2025 a casa di Francesco Dogna, con cui ha detto di avere un rapporto di conoscenza legato principalmente al consumo di droga. Durante l’incontro, i due avrebbero consumato crack e alcol: Rizzi ha detto che quando ha chiesto altra droga, Dogna ha rifiutato e gli ha chiesto di andarsene minacciandolo con un coltello. Ne è nata - sempre secondo il racconto dell'assassino - una colluttazione in cui Rizzi è riuscito a togliere il coltello dalle mani della vittima e, preso dal panico, ha iniziato a colpirlo ripetutamente anche con un forcone da cucina.

Dopo l’aggressione, ha preso il telefono della vittima e si è allontanato, affermando di averlo fatto per evitare che Dogna potesse chiamare aiuto. Durante la fuga si è cambiato i vestiti sporchi di sangue e si è liberato sia del telefono che del forcone. Rizzi ha negato di avere avuto rapporti sessuali o che ci fossero motivazioni economiche dietro il delitto, sostenendo che il loro rapporto fosse limitato al consumo di sostanze stupefacenti. Dopo l’omicidio, ha vagato con la sua auto fino al mattino seguente, quando si è recato al Serd per continuare il trattamento per la sua dipendenza.

IL GIP: LA RICOSTRUZIONE NON E' CREDIBILE

La versione fornita da Rizzi è stata giudicata poco credibile dal gip Cafagna per via di numerose incongruenze, come il fatto che abbia negato di essersi introdotto in alcune zone della casa, nonostante le tracce di sangue dimostrassero il contrario. Anche il racconto circa le modalità sull’uso del coltello e del forcone è apparso poco convincente: il giudice ritiene che le due armi bianche fossero state preparate per commettere il delitto, piuttosto che utilizzate d’impulso.

Il giudice ha poi sottolineato la brutalità del crimine, evidenziando che l’eccessivo numero di colpi inferti e l’uso di diverse armi male si conciliavano con un gesto impulsivo, come sostenuto da Rizzi, ma fossero piuttosto indice di un'azione deliberata. Tuttavia, il movente rimane ancora poco chiaro e richiederà ulteriori indagini. La mancanza di rimorso e la freddezza dimostrata dall’indagato, insieme al progetto di lasciare Bari, hanno rinforzato la decisione di disporre la custodia cautelare in carcere per Rizzi che si trova in cella a Bari.

 

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