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«Bari, gioca per vincere»: la parola all'ex tecnico Giampiero Ventura

 
pierpaolo paterno

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pierpaolo paterno

«Bari, gioca per vincere»: la parola all'ex tecnico Giampiero Ventura

L’allenatore genovese, che vive nel capoluogo pugliese, ha allenato sia il club biancorosso che quello nerazzurro

Mercoledì 11 Dicembre 2024, 14:00

BARI - Due panchine ravvicinate, dal 2007 al 2010. Pisa e Bari disegnano la continuità in panchina di Giampiero Ventura. Doppio ex di toscani e pugliesi, il tecnico genovese fissa queste due esperienze nel personale album dei ricordi. Nel primo caso con i nerazzurri, da matricola terribile di B. Nel secondo con i biancorossi, da neopromossi in A ed uno storico decimo posto sino alla debacle dell’anno successivo condito dal calcioscommesse e dal ritorno in cadetteria.

Ventura, Pisa e Bari sono state due storie professionali diverse e concluse forse in maniera inaspettata. Ma comunque emozionanti.

«A Pisa ho fatto uno dei migliori calci della B. Lo stadio era stracolmo. La tribuna piena di osservatori e addetti ai lavori. Da neopromossa con tanto entusiasmo, facevamo un calcio diverso. Accettati Pisa perché come ds c’era il mio ex giocatore Petrachi. Nei playoff vennero a mancare giocatori importanti come Cerci e Castillo. Perdemmo la semifinale. Anche in A col Bari si è fatto un buon calcio. Pure in quella circostanza finita male. Se arrestarono dei giocatori c’era qualcosa che non andava. Se a Pisa fermarono il presidente, idem. Peccato perché c’era la possibilità di conseguire risultati sportivi importanti. Due piazze di dimensioni diverse, ma entrambe passionali. A Bari c’era la gioia di venire allo stadio. Stato d’animo che poi pian piano svanì».

Il Pisa di oggi è in grande spolvero. Se l’aspettava?

«Inzaghi conosce bene la B e l’ha vinta. Parte sempre forte. Bisogna vedere se riesce a mantenere questo ritmo. Il Pisa gioca per la categoria, con un calcio proficuo e concreto».

Il Bari insegue attardato di dieci punti.

«Parlare di classifica adesso lascia il tempo che trova. Bisogna guardarla da marzo in poi. Oggi è prematuro. Ci sono tre squadre davanti che hanno preso il largo. Il Bari è una squadra da quarto posto. Ha dei valori, un gioco rispetto all’anno scorso. Ha compattezza di spogliatoio ed entusiasmo nel gruppo. Longo è un allenatore serio. Lo conosco perfettamente. È stato mio giocatore e collaboratore e spesso - nel ritiro - ci scambiavamo qualche opinione. Non tutti possono permettersi giocatori del calibro di Novakovich, Lasagna e Sibilli. Si è partiti in difficoltà, ma il gruppo è forte».

Che sensazioni ha? Come finirà questo campionato?

«Il Sassuolo è fuori mercato e centrerà la promozione. Pisa e Spezia hanno un grande vantaggio. Uno delle due forse è recuperabile dalle inseguitrici. Il Bari può disputare un campionato sopra le righe, cioè da terzo, quarto posto. C’è una struttura di squadra e i tanti risultati utili consecutivi significano qualcosa. Senza i rigori sbagliati a Genova e Brescia, ci sarebbero stati quei quattro punti in più utili a rincorrere meglio. Dicembre è un mese importante. Col Sudtirol sulla carta è facile. Poi, occhio agli scontri importanti contro Pisa, Palermo e Spezia. Se dovesse centrarli, si aprirebbe uno scenario importante. In B non puoi comunque mai rilassarti. Mai dire mai».

Per venerdì, all’Arena Garibaldi che partita si aspetta?

«Da tifoso del Bari, vorrei che i biancorossi giocassero per vincere e non per non perdere. Non devi sperare, ma devi volere. Chi spera difficilmente ottiene. Atteggiamento che odio. Io voglio e amo vincere. Se accadesse a Pisa, arriverebbe una iniezione di fiducia ancora maggiore di quella attuale. La partita è aperta a tutto. Se centrata, darebbe una spinta importante alle sfide successive contro Spezia e Palermo. Ovvero per capire se ambire e sognare, giocarsi qualcosa ai playoff. Obiettivo minimo che, in tempi non sospetti, avevo già pronosticato ad inizio stagione. Basta guardare i valori dei giocatori e il filo conduttore del gioco. Non puoi non pensare positivo. Vedi la stagione sopra le righe di Dorval».

Si aspettano ancora i migliori Sibilli e Falletti.

«Sibilli l’anno scorso ha tenuto in vita la squadra. Quest’anno è un po’ sottotono. Può dipendere dal modo di giocare, dalla condizione fisica. Da mille fattori. È un giocatore di qualità che, senza dubbio, ha sposato la causa. Nel girone di ritorno, potrebbe essere una piacevole sorpresa e l’arma in più del Bari».

Pisa e Bari non hanno goleador nella classifica marcatori. Eppure segnano con puntualità.

«Il Pisa è la classica squadra di categoria. Lotta su tutti i palloni e tutti partecipano all’azione. Chiunque può dare un contributo anche sottorete. Giocare adesso a Pisa non è facile. Sono ripartiti dopo una leggera flessione. Ma queste sono le partite più belle da giocare. Se fai risultato in Toscana, l’autostima cresce e puoi diventare protagonista nel girone di ritorno».

Pippo Inzaghi gioca col 3-4-2-1. Longo risponde col 3-4-1-2. Moduli quasi a specchio.

«Il Pisa ha un suo modo di stare in campo e va per la sua strada. Bisogna che il Bari faccia lo stesso. Con grande rispetto per gli avversari, non serve cambiare la propria filosofia di gioco per essere protagonisti e non comprimari. Il Bari deve andare a Pisa per giocarsela. Poi, magari non vinci. Il calcio è strano, è fatto di momenti. Ci sono partite che vinci senza produrre granché. Il Bari di Mignani, per esempio, vinceva di misura con un solo tiro in porta. Quest’anno ho visto il Bari a Frosinone come una squadra che ha preso coscienza di fare la partita e l’ha fatta. Col tempo, questa consapevolezza può solo aumentare. Perciò, al di là dell’esito finale, a Pisa bisogna provarci».

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