Sabato 06 Settembre 2025 | 09:02

Bari, i «conti» delle mazzette alla Asl: nelle perquisizioni trovati altri 60mila euro. Il totale sequestrato supera i 300mila euro

 
massimiliano scagliarini

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massimiliano scagliarini

Bari, i «conti» delle mazzette alla Asl: dalle perquisizioni spuntano altri 60mila euro

Vanno avanti le indagini della Finanza sugli appalti in cambio di favori vanno avanti. La Procura: tangenti anche su nuovi appalti

Sabato 23 Novembre 2024, 12:03

15:39

BARI - Non ci sono soltanto i 190mila euro trovati nella disponibilità di Nicola Iacobellis o i circa 60mila custoditi nelle abitazioni di Nicola Sansolini, i due ingegneri della Asl di Bari finiti in carcere il 12 novembre con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione. Anche Giovanni Crisanti, il 67enne costruttore di Bari messo in cella perché sospettato di essere il tramite tra i dirigenti dell’azienda sanitaria e gli altri imprenditori, aveva in casa banconote per 63mila euro. Ed è dunque molto semplice, guardando i capi di imputazione contenuti nell’ordinanza cautelare firmata dal gip Giuseppe Ronzino, dire che i conti non tornano. Viste le cifre finora contestate e quelle ritrovate, potrebbero esserci altre mazzette.

Le indagini della Finanza sugli appalti in cambio di favori vanno infatti avanti. E del resto, dagli atti depositati a supporto delle misure cautelari (giovedì prossimo si discuteranno alcuni ricorsi presentati al Riesame), emerge che la Procura aveva chiesto e ottenuto la proroga delle intercettazioni per 40 giorni non molto prima che scattassero gli arresti. I militari avevano piazzato microcamere ovunque, non solo negli uffici tecnici della Asl che si trovano in una palazzina nel complesso dell’ospedale Di Venere di Bari (e dove da lunedì a mercoledì sono state effettuate acquisizioni e sequestri di documenti e materiale informatico), ma anche nella Mercedes di Sansolini, nella Juke di Iacobellis, nella Smart di Crisanti e nella Volvo di Ignazio Gadaleta, l’altro imprenditore di Molfetta che ha ottenuto i domiciliari una settimana fa dopo aver ammesso le dazioni davanti al gip e alla pm Savina Toscani. Altri indagati potrebbero fare la stessa scelta, così da ottenere anche loro una attenuazione delle misure.

I soldi, dunque. La Finanza ha riassunto (e la Procura ha contestato) tre episodi. Il 17 aprile Crisanti e Gadaleta hanno consegnato in ufficio a Sansolini una cartellina contenente denaro, cartellina che poi è passata a Iacobellis. Crisanti lo stesso giorno si è preoccupato di portare «qualcosa» anche a Conny Sciannimanico, l’impiegata finita pure lei in carcere: la mazzetta è stata consegnata nella Smart, dove c’era la videocamera, all’esterno di una caserma dei Carabinieri. Il 22 maggio Iacobellis si è presentato a incassare nel cantiere di Crisanti di fronte al Di Venere, poi giustamente (non fidandosi) ha contato i soldi in macchina (dove c’era la telecamera). Crisanti ha poi portato una busta alla Sciannimanico, tirandola fuori dal giubbotto. Il 19 giugno ancora Crisanti ha consegnato una busta alla Sciannimanico nel parcheggio del Di Venere. Gadaleta ha spiegato di aver dato «20 una volta, 15 l’altra», così come avrebbe fatto il suo socio Murgolo. E dunque i conti non tornano, anche perché nelle ambientali Gadaleta e Murgolo hanno affertamto di aver pagato «30mila» a fronte dell’approvazione di una perizia di variante avvenuta il 9 agosto, e di doverne dare altrettanti a fronte dello sblocco dei Sal (gli stati di avanzamento lavori, i pagamenti parziali).

Su questo la Procura vuole andare fino in fondo e verificare come funzionava il meccanismo. Perché l’accusa di associazione a delinquere si fonda proprio sull’ipotesi che agli ingegneri si pagasse «a gettone», a fronte di ogni singolo pagamento ottenuto: un «sistema» che potrebbe spiegare il fiume di contanti ritrovato nelle perquisizioni.

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