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«Tempi certi e condivisione, speriamo sia la volta buona»: Bari verso il nuovo Pug

 
Davide Lattanzi

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Davide Lattanzi

«Tempi certi e condivisione, speriamo sia la volta buona»: Bari verso il nuovo Pug

I dubbi di ingegneri, architetti, urbanisti e accademici: conciliare il futuro con i progetti già in cantiere

Venerdì 25 Ottobre 2024, 10:36

BARI - Città verde, della conoscenza e dei «15 minuti». L’atto di indirizzo per avviare il nuovo piano urbanistico generale punta a donare a Bari un respiro più «europeo» e sostenibile. Un percorso che, entro i prossimi sei mesi, dovrebbe generare linee guida sancite dal confronto con tutte le componenti cittadine: dagli ordini professionali ai sindacati, fino a coinvolgere pure i residenti.

«È la madre di tutte le scelte», afferma Umberto Fratino, professore ordinario al Politecnico e presidente dell’ordine degli ingegneri della provincia di Bari. «È doveroso un coinvolgimento di tutte le parti e le professionalità cittadine per trovare una forma di concertazione che comunque non sarà semplice. Serve un tavolo unico di confronto, anche un solo dialogo separato impedirebbe di realizzare le linee guida ideate. Non dimentichiamo che la città ha un piano regolatore nato negli anni ‘70, e figlio di quella concezione: pertanto, servirà un ragionamento profondo per capire se gli interventi ipotizzati siano realmente perseguibili. La stessa amministrazione Decaro partiva da presupposti incoraggianti, ma il varo di un piano concreto si arenò proprio perché non si era trovata una condivisione allargata. Siamo in una delle città meno verdi d'Italia, anche i nuovi parchi urbani ne hanno poco, ma il nuovo respiro europeo è su concetti diversi. Bisognerà anche verificare se i piani futuri saranno compatibili con i progetti già varati che potranno incidere profondamente sul territorio».

«L’aspetto da rimarcare è che già nei primi cento giorni della nuova amministrazione si sia voluto riprendere il Pug», aggiunge Francesco Rotondo, presidente della sezione Puglia dell’Istituto nazionale di Urbanistica. «Questo Pug è stato avviato dal 2007 e non è stato ancora adottato, a titolo di esempio basti pensare che il piano Quaroni impiegò ben tredici anni per essere approvato. Pertanto, ogni aspetto dovrà essere meglio definito nei successivi atti dirigenziali. Bisogna vedere quali fondi saranno considerati, così come è scontato che il progetto dovrà considerare tutte le profonde variazioni già approvate, realizzando un complesso gioco di incastri. Il coinvolgimento delle componenti cittadine è auspicabile: noi per primi saremmo pronti a fornire un contributo, ma è fondamentale che chiunque sia fattivamente parte del programma possa conoscere le basi conoscitive già descritte nel Pug consegnato nel 2015 da cui occorrerà ripartire mentre al momento questi elaborati non sono stati resi pubblici. In sintesi un lavoro non semplice, ma fondamentale per il futuro di questa città».

«Le tempistiche e soprattutto l’effettiva realizzazione dei propositi sono i primi punti focali», asserisce Nicola Bonerba, presidente dell’Ance (Associazione nazionale costruttori edili) Bari e Bat. «Una programmazione certa è imprescindibile per investimenti, capitale umano, risorse. Il dato di fatto è che per la terza volta stiamo ripartendo da zero. Tuttavia, tutti siamo pronti a scendere in campo per una sintesi comune: una città migliore è un interesse della collettività. Molte sono le criticità che dovremo affrontare. Per l’emergenza abitativa, ad esempio, bisognerà trovare misure tali da calmierare i prezzi rispetto ai costi di costruzione: un’opzione potrebbe essere accedere all’edilizia convenzionata Occorrono, inoltre, programmi di rigenerazione su quartieri che riportano gravi ferite: basti pensare al Libertà. Il Pug deve considerare che la Regione consiglia la valorizzazione del patrimonio obsoleto con materiali di nuova generazione».

«Condividiamo - afferma il presidente dell’ordine degli architetti della provincia di Bari Cosimo Damiano Mastronardi - l'importanza di un piano urbanistico flessibile, dinamico, rispondente alle esigenze del paesaggio. I temi affrontati, tuttavia, impongono un impegno per gli ordini professionali tra cui formazione per comprendere il quadro conoscitivo e la ripresa di un percorso formativo specifico a quasi dieci anni dalla sua approvazione, perché i professionisti possano attuarne gli obiettivi nell'ambito del nuovo quadro urbanistico che si sta definendo. Ribadiamo la disponibilità degli architetti ad un confronto costruttivo sul tema perché si arrivi nel corso di questo mandato alla definizione dello strumento che porrà le basi tecniche per l’assetto della città del futuro».

Il documento mostra una grande consapevolezza sulle sfide che la città deve affrontare», conclude Francesca Calace, docente associata del Politecnico di Bari. «Ben si evidenzia il mutamento di obiettivi, di tecniche per la pianificazione, ripartendo dalla realtà e dai suoi valori. L’apertura alla cittadinanza è il segnale di un processo aperto che dovrà necessariamente arricchire obiettivi e strategie. Il problema è che il piano novecentesco attualmente in vigore è talmente radicato nella cultura tecnica, nell’economia e nell’immaginario della città, che il suo superamento sarà una operazione complessa, non solo tecnico-politica ma anche culturale. C’è sempre il rischio che l’ombra del piano Quaroni condizioni la costruzione di una nuova visione per la città. Il coinvolgimento delle professionalità e dei cittadini è necessario. In tal senso, le università sono portatrici sia di saperi, utili a migliorare il nostro ambiente di vita, sia di interessi pubblici, rivolti alla conoscenza, all’innovazione e allo sviluppo sostenibile».

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